Perché non consentire, a livello comunale, l’istituzione di un metodo di pagamento complementare alla moneta corrente?
Se lo chiede l’asociazione “Sete di Giustizia”, che propone l’adesione della nostra città al progetto B.A.R. (Buono di Agevolazione Reddituale), «strumento multiuso convenzionale ad accettazione volontaria, nato con lo scopo di garantire un maggior potere d’acquisto e di diritti alle famiglie e alle attività commerciali, oggi asfissiate da una crisi economico-monetaria che sta distruggendo il tessuto socio-economico locale e nazionale».
Questo progetto, come si spiega in un documento inviato a Palazzo Gentile, ha lo scopo di mettere al riparo il potere d’acquisto dei cittadini dalla catastrofe economica che si prospetta: «Ogni comunità può adoperarsi affinché si possa tutelare il diritto all’essenziale; e ciò prima che si possa arrivare ad una situazione similare a quella che sta subendo il popolo greco. I provvedimenti si prendono in tempo utile e la comunità ha il dovere di procurarsi lo strumento adatto a fronteggiare l’emergenza. Tale strumento può essere costituito dal Bar. Il valore della moneta nasce attraverso una convenzione sociale (tra banca, governo e cittadini), grazie alla quale tutti i partecipanti di una comunità, più o meno numerosa, accettano il buono e gli conferiscono un valore con contenuto economico. Tale assunto è alla base dello strumento convenzionale chiamato Bar».
«È necessario comprendere chi sia l’effettivo proprietario di quel valore convenzionale – continua – Attualmente le banche centrali di tutto il mondo (per la quasi totalità di proprietà di privati) si arrogano il diritto di prestare denaro creato dal nulla, senza essere i proprietari dei valori monetari; infatti come abbiamo detto sopra, il valore della moneta è creato da chi l’accetta e non da chi la emette. Attraverso questa prassi bancaria, consolidata nei secoli, i banchieri espropriano e indebitano le collettività dei vari Stati di tutto il valore monetario circolante, gravandolo ulteriormente di un interesse deciso dalle stesse banche. In pratica, ad esempio, per ogni 10 euro emesse e addebitate alla collettività, i banchieri privati ne diventano creditori; perciò il debito pubblico è un processo autorigenerante e assolutamente insanabile».
La moneta ha, dunque, valore poiché viene accettata per convenzione dai cittadini d’intesa con le comunità statali: «Contestualmente è possibile sviluppare, a livello comunale, un sistema di pagamento complementare all’euro (e non sostitutivo all’euro, né convertibile in euro) attraverso mediante un Buono comunale che permetta di dare ossigeno all’economia. Attualmente la crisi (creata dalle banche) attraverso l’emissione di moneta debito, e il prelievo fiscale hanno drenato dall’economia reale una grande massa di denaro, per cui l’organismo economico sociale vive in uno stato di anemia monetaria. Occorre quindi immettere liquidità dentro il sistema economico, per lo scambio dei beni, sfruttando la scoperta del professor Auriti. Dato che il valore di ogni oggetto è creato dalla mente degli uomini, è sufficiente allora creare questa convenzione a livello comunale conferendo ad un simbolo di costo nullo un valore accettato da tutti i cittadini».
Non è la prima volta che un’idea simile è proposta a Bitonto. Già durante le amministrative del 2012, infatti, il Movimento Duosiciliano propose l’introduzione a Bitonto di una moneta popolare complementare, sull’esempio di alcuni esperimenti fatti a Roma, Napoli, in Umbria, in Toscana, in Calabria e in Veneto, da alcune associazioni riunite nell’Arcipelago Scec.
Il Bar, quindi, secondo chi lo propone, come strumento di scambio beni complementare e non alternativo all’euro, «oltre a valorizzare le capacità locali, evitando che le famiglie con livelli reddituali medio-bassi siano costrette all’espatrio o alla disperazione, ha il vantaggio di moltiplicare la ricchezza anche per tutti gli altri cittadini non-indigenti, perché evita che le risorse sprigionate dall’economia locale possano essere disperse al di fuori della stessa comunità che le crea. Infatti, il denaro corrente, attratto dalle grandi industrie e corporations, viene prelevato dall’economia locale e trasferito altrove. Con il Bar invece il valore di scambio resta in loco ed accresce in maniera esponenziale la ricchezza della comunità che si impegna – in base ad un vincolo di fiducia – a spenderlo, scambiarlo e accettarlo. Ciò evita distruzione e dispersione di ricchezza reale. Con un esempio: il sangue necessario a mantenere in vita (economica) l’intero sistema non viene trasfuso in un altro sistema estraneo, ma pompato nel sistema di pertinenza».