Partiamo da una storia vera. Una giovane donna, una notte, avverte dei dolori addominali fortissimi e si reca all’ospedale più vicino, quello di Terlizzi. I medici che la visitano sospettano un problema ginecologico, allora la donna viene trasportata d’urgenza all’ospedale di Corato, dove c’è una ginecologia d’eccellenza in tutto il sud Italia. Qui decidono di operarla, ma all’ospedale di Corato manca la banca del sangue, che invece si trova in quello di Molfetta. Quindi, via di corsa in ambulanza verso quell’altra struttura, tra dolori atroci e un grandissimo spreco di tempo prezioso.
Può sembrare in apparenza un film fantascientifico e, invece, questa è ordinaria amministrazione per i cittadini che vivono nel territorio servito dai tre presidi in questione. Si tratta di una sorta di triangolo sanitario, in cui ogni singola struttura presenta dei punti di eccellenza -l’oculistica per Terlizzi, la ginecologia per Corato, la neurologia per Molfetta-, ma nel complesso risulta essere carente e inefficiente.
È, quindi, per sopperire a queste mancanze –ma soprattutto per evitare che con il nuovo piano di riordino sanitario questi ospedali finiscano per scomparire del tutto- che un gruppo di medici si è fatto promotore di una iniziativa dal basso, chiedendo alla Regione la realizzazione di un ospedale di primo livello in questo territorio.
Se ne è parlato in un incontro informativo organizzato a Mariotto dall’associazione di promozione sociale Mariotto Libera, a cui hanno preso parte il presidente del consiglio Gaetano De Palma, il primo cittadino Michele Abbaticchio e due medici dell’ospedale di Corato promotori dell’iniziativa, il medico anestesista Felice Spaccavento e il pediatra Giovanni Ciccarone.
“La Regione ha già in programma di realizzare un ospedale ad Andria, c’è Barletta, e poi ci sono il San Paolo e il Di Venere da una parte e l’ospedale della Murgia dall’altra –ha spiegato il presidente De Palma- di fatti, nel nord barese si viene a creare una zona cuscinetto, attualmente servita dai presidi di Terlizzi, Corato e Molfetta, che nonostante una riduzione notevole di risorse, si sono impegnati in questi ultimi anni a mantenere alto il livello di prestazione. La data spartiacque è stata l’11 ottobre 2016, quando un gruppo di medici di questi presidi ha ribaltato l’accentramento e ha fatto una proposta dal basso. Alla riunione con Michele Emiliano abbiamo partecipato anche noi in qualità di rappresentanti delle istituzioni bitontine, e vi abbiamo preso parte per testimoniare il fatto che non esiste campanilismo per noi, ma adesione piena a questo progetto. Bitonto, ma soprattutto le frazioni, hanno come punto di riferimento questi tre ospedali, quindi la ricaduta sul nostro territorio sarebbe notevole”.
Per il sindaco Michele Abbaticchio, è chiaro come “negli ultimi anni si sia configurata una sanità di serie a e una sanità si serie b, il tutto a vantaggio delle strutture private”. Di qui, l’impegno dell’attuale amministrazione nel rafforzare l’ex presidio ospedaliero di Bitonto: “Bitonto è stata la prima città dell’area metropolitana, per la sua vicinanza a Bari, ad essere colpita dai tagli nella sanità. Come amministrazione abbiamo cercato di essere pragmatici. L’ex presidio ospedaliero di Bitonto ha una grande domanda e abbiamo chiesto alla Asl un aumento dei servizi, per esempio il miglioramento di qualche reparto e il rafforzamento dell’assistenza domiciliare. Se siamo arrivati a sposare questo piano è perché per la prima volta non si parla di tagli ma di potenziamento, ma il tutto funziona solo se c’è una risposta efficiente anche da parte degli ospedali di base”.
Il dottor Felice Spaccavento ha spiegato che l’idea dell’ospedale unico di primo livello è nata dopo la tragedia ferroviaria del 12 luglio, quando un numero notevole di volontari è accorso da tutte le comunità limitrofe. Questo ha fatto immaginare la possibilità di mettersi insieme per creare qualcosa di bello, superando il campanilismo: “Siamo partiti da un dato di fatto, c’è un triangolo tra Terlizzi, Molfetta e Corato che dall’esterno può sembrare positivo e, invece, per molti aspetti e pericoloso. Ognuno di essi ha delle belle eccellenze, ma col piano di riordino questi reparti non sarebbero esistiti più e sarebbero diventati ospedali di base, destinati alla chiusura. L’idea è quella di riorganizzarci senza pensare a una struttura nuova. Riunire tutte le eccellenze in un unico ospedale che sia il più funzionale possibile, per garantire una sanità di serie a”.
Ma dei tre quale sarà quello destinato a diventare un centro d’eccellenza?
“Per il momento è segnato Corato, ma la scelta spetterà alla Regione –chiarisce in ultimo il dottor Giovanni Ciccarone- l’ospedale unico sarà destinato ai casi più urgenti, gli altri due saranno riconvertiti e specializzati nella diagnostica e per i casi meno urgenti, con un taglio notevole dei costi”.