Tre giorni, non di più.
Tanto è durato il soggiorno nelle patrie galere per i due ventenni, che, nei mesi scorsi, avevano infestato con le loro incursioni rapinose un intero quartiere tra via Planelli e via Larovere.
Il panico e il terrore che serpeggiavano tra esercenti e residenti, tristemente consapevoli che da un momento all’altro potesse toccare a loro la maledetta sorte di un crimine.
Ore ed ore di indagini, interrogatori e ricerche da parte delle forze dell’ordine.
Persino le fasi concitate dell’inseguimento spettacolare che ha portato all’arresto di Gaetano Caldara e Maurizio Balzano.
Bene, tutto questo appallottolatelo ben bene e buttatelo come fosse carta straccia nel primo cestino che troverete.
Un lettore, del quale (purtroppo, dobbiamo dire in questo caso) ci fidiamo ciecamente, così ci scrive: “Ieri sera, i due rapinatori, arrestati l’altro giorno, passeggiavano sul Corso come due ragazzi che tornavano dalla colonia, con borse a tracolla.
Rilasciati dal carcere, erano diretti in commissariato per tornare a casa, ai domiciliari. Salutavano tutti con sorrisi pieni di giustizia“.
Già, la giustizia.
Quella che, di solito, si suol dire che farà il suo corso.
Per ora, è quello dedicato a Vittorio Emanuele II, dove i due scarpinavano serenamente.
Di sicuro, le leggi – o una interpretazione di esse tendente alla levità – permettono tutto questo.
Ci mancherebbe, nessuno vuole discutere ciò.
Però, dei danni subiti dai titolari degli esercizi commerciali, del panico e del terrore serpeggianti ovunque – insomma della quotidianità stuprata dalla violenza di questi imberbi delinquenti – e poi del lavoro delle forze dell’ordine, che ne sarà?
E, più in generale, tutti i cittadini onesti possono ancora nutrire fiducia nella giustizia italiana?
Quale domani ci attende se ogni sforzo volto al rispetto della legalità e alla tutela della sicurezza viene vanificato?