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Un Centro accoglienza immigrati nella zona artigianale. Tra rabbia e norme urbanistiche violate

Da circa un mese, una trentina di extracomunitari "abita" in una struttura nelle vicinanze di via Lazzati. L'immobile, però, norme comunali alla mano, non potrebbe ospitarli...

La Redazione by La Redazione
10 Settembre 2016
in Cronaca
Un Centro accoglienza immigrati nella zona artigianale. Tra rabbia e norme urbanistiche violate
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Chi li
ha visti da vicino, racconta che sono più o meno una trentina, per
lo più di origine africana, sicuramente tutti giovani con qualche
giovanissimo.

Chi
sono? Gli immigrati che stazionano in una struttura della zona
artigianale della città, ma secondo i bene informati non affatto in
regola con le norme urbanistiche.

La
vicenda, raccontata dalla Gazzetta del Mezzogiorno qualche
giorno fa, nasce poco più di un mese fa, allorché alcuni residenti
della zona al di là del passaggio a livello della via vecchia di
Molfetta, iniziano ad accorgersi di un continuo viavai in un
capannone (uno dei tanti ex laboratori tessili della città) situato
in una traversa di via Lazzati. Di lì a breve la scoperta: la
struttura è diventata un vero e proprio Centro di accoglienza per
immigrati
, tra la rabbia e le mille perplessità degli abitanti del
quartiere e degli imprenditori.

Secondo
loro, infatti, questi immigrati non lavorano, oziano tutto il giorno
e si posizionano agli ingressi dei bar e dei supermercati.

La
questione, però, è un’altra e un po’ più complessa.

Il
capannone non sarebbe affatto una occupazione abusiva, ma un Centro
straordinario per accogliere gli extracomunitari, individuato dalla
Prefettura e affidato alle cooperative o associazioni. Solo che,
stando alle norme urbanistiche attualmente vigenti, in questa parte
della città non è possibile avviare strutture ricettive o destinate
all’accoglienza
, seppur straordinaria e momentanea, di immigrati, ma
soltanto piccole o medie imprese artigianali o attività simili.

Sempre
secondo quanto riporta il quotidiano diretto da Giuseppe De Tomaso,
l’amministrazione comunale avrebbe avviato controlli per fare
quadrato sulla vicenda, e avrebbe anche inviato una lettera in
Prefettura. Che però, nel vario carteggio scambiato in queste
settimane, avrebbe trovato una serie di documenti poco congrui, come la
richiesta – inoltrata dall’associazione che gestisce la struttura –
di cambio destinazione d’uso dell’immobile anziché il certificato di
abitabilità.

Che
fine farà, dunque, la struttura? Continuerà a esistere nonostante
le norme lo vietino, o gli immigrati saranno trasferiti altrove?

Sulla
vicenda, frattanto, è piombato un silenzio imbarazzante…

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