Nella galleria di varia – vi risparmiamo l’aggettivo frusto “avariata”, che pure il tempo ha dimostrato esservi – umanità che sfila sotto i riflettori del piccolo schermo ci mancava solo questo.
Tra i volti domestici da riconoscere puntando l’indice stupefatti o risalendo ad un ricordo comune, ci voleva un concorrente al Grande Fratello.
A colmare la lacuna ci ha pensato provvidenziale un concittadino ventisettenne, Domenico Manfredi.
Per la verità, il nostro è aduso a comparir dinanzi alle telecamere, dal momento che può vantare un luminoso passato da tronista a Uomini e Donne, il mercato della ostentazione del nulla gestito dalla onnipotente Signora Costanzo.
Domenico entra nella casa orwelliana dopo aver vissuto già due vite (beato lui). La prima, triste e malinconica, quando si sentiva un brutto anatroccolo per giunta grasso. La seconda, ancora in corso, di aitante e seducente preparatore atletico. Roba da fare invidia ad Ovidio esperto in metamorfosi.
Ora, arriva l’esperienza nella dimora più famosa della tivvù, sforando di gran lunga l’unità di misura del tempo della notorietà suggerita dall’eccentrico Andy Wharol.
Pare che giocherà in coppia con un altro concorrente, ma sinceramente – e un po’ fieramente, concedetecelo – la formula non la conosciamo.
Di certo, il bitontino, definito senza tema di smentita “poeta”, sarà più o meno inconsciamente prigioniero di una “forma” pirandelliana (non è un caso che si chiamino “format” questi programmi pensati altrove e pagati profumatamente pur di ammansire le masse, spesso affamate, tartassate e incazzate) e farà la sua parte, si spera egregiamente, nel teatrino dell’infinita Alessia Marcuzzi.