6.45: la sveglia suona. Sento una strana energia farsi
spazio, la stanchezza di colpo scompare.
Sorprendentemente alle 6.50 sono già
in piedi davanti allo specchio.
Nella mia testa risuona: ‘oggi inizia il quinto
anno’
Ma… io? In quinto? No, impossibile. Sono troppo piccola
per fare il quinto, non sono pronta! Ci sarà un errore!
Improvvisamente, un ricordo si infiltra nella testa:
vedo me, quel 10 settembre 2012, spaventata, emozionata all’entrata di scuola.
Studiavo tutte le facce che mi circondavano, chiedendomi se quei tipi sarebbero
stati miei compagni di classe, se ci sarei andata d’accordo, se saremmo
diventati amici…
Era tutto nuovo, tutto così diverso, tutto troppo grande.
Ora, invece?
Ora è un po’ come tornare a casa, è come
rivedere la propria famiglia. Quei quattro muri mi hanno sentita ridere, piangere,
urlare, arrabbiarmi; mi hanno vista saltare, gioire, entusiasmarmi, innervosirmi.
Li ho odiati e li ho amati, li ho offesi e subito dopo difesi. Inizio a
chiedermi come farò ad abbandonarli tra soli nove mesi. Sarà proprio difficile,
è angosciante già da ora. E’ triste pensare che per l’ultima volta tornerò in
classe dopo tre mesi di pausa, pensare che sarà il mio ultimo primo giorno di
scuola.
Il quinto comporta maturità, responsabilità,
attenzione. Bisogna urgentemente pensare al proprio futuro, a chi, a cosa si
vuole essere. Occorre pensare agli esami, ai test, alla tesina.
E’ davvero inquietante tutto ciò. Un futuro
che ritenevo tanto lontano, è immediato. Devo viverlo per forza, non posso rimandare.
Tanti ragazzi, prima di me, hanno pensato le stesse cose, hanno provato le
stesse cose!
Posso farcela anche io! Devo solo entrare nell’ottica, abituarmi
all’idea.
Seguo il solito rituale mattutino e alle otto meno
dieci mi avvio. Sono già tutti all’entrata aspettando il fatidico suono della
prima campanella dell’anno pronti a correre verso le rispettive classi e
accaparrarsi i posti migliori. Ovviamente io sono in ritardo.
Entro in classe per ultima, vedo il banco libero che mi
è stato riservato e siedo: “Ecco Chiara, sei in quinto”.
Quest’anno farai la maturità. Quest’anno compirai 18 anni. Quest’anno avrai la
patente. Quest’anno vivrai il pranzo dei 100 giorni. Quest’anno capirai cosa ne
sarà della tua vita.
In classe ritrovo quell’intesa, quella complicità…
Non
siamo cambiati per niente, siamo solo cresciuti!
Sorrido spontaneamente.
E’ iniziato il viaggio…