Purtroppo col trascorrere del tempo, nelle nostre campagne, pian piano vanno scomparendo i cosiddetti “paghjariul”.
Ho scritto questa breve storiella da raccontare ai più piccini.
C’era una volta, in contrada lago del Signore, una distesa campagna assolata ricca di ulivi, mandorli, alberi di prugne e ciliegio, mele cotogne e susine. A protezione di questi alberelli indifesi vi erano diversi paghjariul di duro calcare locale, tra cui uno particolarmente grande e tozzo che sovrastava tutti gli altri.
Una buia notte, cattivi umani senza scrupoli, per recuperare pietre da portare in calcara, si recarono furtivamente in campagna per smantellare i paghjariul, cominciando da quelli più piccoli ed inermi.
Riuscirono purtroppo a smantellarli tutti, ma giunti al paghjariul più grande, lo stesso appena gli umani gli si avvicinarono minacciosi, chiese aiuto al suo fidato amico “Fico d’india”. Quest’ultimo in un batter d’occhio avvolse tra le sue pale spinose il grande paghjariul, occludendone persino l’ingresso. Gli umani gli si avvicinarono, tentarono più volte di rubare i piccoli conci calcarei, ma grazie alle numerosissime spine acuminate, demorsero e andarono via.
Da allora il paghjariul del lago del Signore dorme sogni tranquilli avvolto nelle calde pale del suo inseparabile amico Fico d’india.