Mi ha sempre affascinato tutto quello che mi costringe a guardare il cielo. Palpitante nello scrigno delle mie memorie, una svetta su tutte.
Nel labirinto malioso di stradine e vicoli del nostro centro storico, s’erge maestoso il Monastero di Santa Maria delle Vergini: scala di pietre antiche che s’arrampica fin sull’azzurro.
Tra quelle pareti misteriose, cinque secoli di anime intrecciate, vite e sogni che di sono squadernati nel silenzio di un dialogo perenne con Dio. Donne stupende, che hanno accettato di vivere lontane e pur dentro il cuore di una comunità – micro e macro, la città e il mondo -, funestata da inquietudini, che trovavano quiete nelle preghiere quotidiane, condicio sine qua non per assaporare la tentazione d’infinito.
La chiesa fra marmi policromi, fregi magistralmente scolpiti, luci soffuse, statue perfette, sale chiaroscurali e orti taciti, ci si interroga sul legame indissolubile fra tempo, tempio e contemplazione, in bilico fra finitudine ed eternità.
E allora, mezzo millennio di questa immortale lezione non poteva non essere festeggiato degnamente, con una serata ricca di emozioni e spunti di riflessione, in compagnia delle note suonate dai maestri Franco Tritto e Roberto Lacetera – la tradizione partenopea, che tutti affratella -, le parole leggere, delicate e dolenti, dei poeti Carmen D’Andrea – novizia sorella pure -, Damiano Bove e Tina De Santis – consorti uniti dall’amore e dalla predilezione per Monna Poesia -,
la dolce voce della piccola Giada Cortese – che spinge ardita verso il domani quanto di puro è stato pensato ieri – e soprattutto Michele Muschitiello, audace speleologo dell’anima bitontina, cultore verace del dialetto nostro, che ha nobiltà di lingua, studioso con i due occhi, che suggeriva d’avere uno scrittore sudamericano: uno per osservare il reale, l’altro per cogliere quel che non si vede, l’essenza dell’essere.
Al crepuscolo dell’anno scorso, ecco la presentazione del calendario firmato dal medico generoso e grato proprio a quelle grate, che separavano universi, a pochi metri da quel luogo sacro nato essendo, dedicato alle benedettine – non solo “ora et labora” nel loro proverbiale motto, ma pure “lege et noli contristari in laetitia pacis” – e massime a noi, alle nostre tradizioni, al nostro passato che giammai dev’essere colpevolmente dimenticato: soprannomi, aforismi, aneddoti, persino brevi assaggi di glossario.
Il tutto – compresi i ricordi catturanti della madre badessa Maria Carmela – dedicato a quella meraviglia incantevole e immensa, giovane mezzo millennio e grondante spirituale altezza, che nomasi Monastero Santa Maria delle Vergini…