Lungi dall’essere un motivo di nostalgico, spicciolo reducismo, le rimpatriate sono ventate di gioia (e un pizzico di malinconia) per chi vi prende parte. Perché è come sfogliare l’album delle fotografie di una vita intera, guardi la prima e l’ultima e di mezzo scorrono rapide e incisive come fotogrammi di un film tutte le altre vicende che hanno costellato la tua esistenza. E così ti rivedi in posa, tutti nelle file comandate, con qualcuno che magari sgarra di poco, col prof severo accanto e all’ultima pagina ritrovi quegli stessi studenti divenuti uomini che sorridono, fanno i matti, si danno pacche sulle spalle, riassumono decenni di avventure per fiondarsi dal passato al presente come se nulla fosse e, invece, tutto è stato. E ancora sarà. È il caso della mitica 3ª D che lasciò la Scuola Media “Sylos” ben quaranta anni fa, nel 1983 e che, presso il Chiascia, locale prestigioso di un componente di quel gruppo, ha rimesso insieme tutti, in ordine rigorosamente sparso: Giuseppe Scaraggi, Ciccio Antonino, Emanuele Rienzo, Piero Palmieri, Daniele Verriello, Francesco Cambione, Pino Fornelli, Pasquale Michetti, Silvio Fiorello, Lorenzo Masellis, Antonio Rizzi, Nino Papapicco, Michele Sicolo, Roberto Cariello, Domenico Pasculli, Rino Nanocchio, Lello Schiraldi, Enzo Cassano, Vito Incantalupo; assenti giustificati per impegni personali Agostino Giorgio, Gaetano Ronco e Nino Dimumdo. Insomma, quei ragazzi si sono rincontrati essendo divenuti uomini, archeologo, chi professore, chi imprenditore, chi camionista, chi rappresentante, chi commerciante, chi artigiano, chi guardia giurata, chi geometra, chi agente immobiliare negli USA. La giovinezza, così, è rimasta scolpita nell’anima di ognuno di loro, come la scia bianca dell’aereo dei sogni in un cielo azzurro di temperamento e spensieratezza. In vista di chissà quante altre rimpatriate…