Un viaggio nel passato, storie di calcio che s’intersecano con la Storia del secolo scorso, delineando
un filo conduttore dove nitida traspare l’umanità dei protagonisti. Questo il senso dell’ultimo libro
di Sergio Taccone, “Storie di Cuoio. Pezzi scelti di calcio” (Narrazioni Sportive, 2022), uscito con
la prestigiosa prefazione di Darwin Pastorin, uno dei fuoriclasse internazionalmente riconosciuti
della letteratura calcistica. Scrive Pastorin: “Sergio Taccone narra, con mano sicura e profonda
passione e cultura, racconti di calcio, passando, con vigore narrativo, dai campioni conosciuti agli
eroi, magnifici o tragici, della provincia, dove un pallone, un semplice pallone, illustra l’esistenza,
diventando perfetta e inesorabile metafora della vita”.
L’antologia è composta da quaranta pezzi di calcio che Taccone ha pubblicato in larga parte sul
quotidiano Avvenire, con cui collabora da sette anni. Racconti brevi che spaziano dall’Inghilterra al
Brasile passando per l’Argentina, fanno tappa in Olanda e Francia, Russia e Germania, Ruanda,
Haiti e Polinesia, toccando anche Scozia ed Ecuador. Tra i passaggi italiani di questo viaggio di
ricordi c’è la stagione più difficile del Milan, quella che riportò il diavolo rossonero in serie B nel
1982, due mesi prima del trionfo mondiale degli azzurri di Bearzot in Spagna. C’è l’Inter di Ilario
Castagner e il tabù Happel sfatato nel 1985, i fratelli del pallone e il primo gol nella storia dei
Mondiali, le ultime parate dispensate da Ricky Albertosi come guardiapali dell’Elpidiense e la
provincia prodiga di campioni. L’accoppiata calcio-letteratura diventa pregnante con lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino: l’autore di “Diceria dell’untore”, tifoso romanista e grande estimatore
di Nils Liedholm, da bambino calciava rigori nel campetto siciliano di Maccione.
Dalla letteratura alla musica il passo, a volte, è breve e tra le pagine di “Storie di cuoio” trova
spazio anche la storia del First Eleven, la squadra calcistica dei Pink Floyd, con Roger Waters tra i
pali, Dave Gilmour ala destra, Nick Mason in mediana e Richard Wright terzino. Alla voce “la
gloria sfiorata” chiedere di Rob Rensenbrink e del suo palo nella finale mondiale ’78 o della
fortissima Juve di Giovanni Trapattoni, piegata da un gol di Felix Magath nella finale di Coppa
Campioni del maggio 1983. Oltre il Muro di Berlino, in quella che un tempo si chiamava DDR, ha
lasciato segni indelebili il portiere Jürgen Croy. Estremo difensore come l’olandese Jan Jongbloed
(paratutto in una sfida di Coppa Uefa, a San Siro contro l’Inter), l’inglese Sam Bartram (rimasto
avviluppato dalla nebbia), la tigre sovietica Aleksey Khomic (che ebbe come riserva un certo Lev
Jašin) per finire con gli argentini Edgardo Norberto Andrada (fu lui a subire il millesimo gol di Pelè) e Héctor Rebasti, portiere mandato sul fronte a combattere durante la guerra anglo-argentina
delle Falkland/Malvinas. Alla voce “bomber” si trova Delio Onnis, il più prolifico cannoniere del
massimo campionato francese, attaccante di origini sarde che dispensò le sue reti Oltralpe tra gli
anni 70 e 80. Dalla Francia arriva anche il racconto di Raymond Kopa, il re del dribbling dal grande
senso per il bel calcio.
La storia dell’inglese Robin Friday è l’omaggio ad un genio totalmente sregolato che ha
dispensato il suo grandissimo talento nelle categorie inferiori pur avendo tutte le caratteristiche
tecniche per brillare ad altissimi livelli. Tra gli irregolari trova spazio, inoltre, Jan Zwartkruis,
dipendente del Ministero della Difesa e tecnico ombra dell’Olanda vicecampione mondiale alla fine
degli anni 70. Sotto la sua guida si formarono giocatori del calibro di van Beveren, Mulder,
Houwaart, Rensenbrink e Hulshoff.
Il ruandese Eric Eugene Murangwa, ex portiere del Rayon Sports Kigali, attraverso il calcio ha
dato una speranza di pace e unità ai suoi connazionali, in un Paese che nel 1994 venne dilaniato da
un genocidio. Tra le storie uscite dallo scrigno della Copa Libertadores c’è quella di Juan Manuel
Bazurco, il prete goleador del Barcelona Guayaquil, la più titolata squadra ecuadoregna. Nella città
di Campinas si trova il Guarani, il club che alla fine degli anni 70 compì un vero miracolo: vincere
il titolo brasiliano dopo essere stato ignorato dai pronostici della vigilia. La partita di Coppa Uefa
della Juventus a La Valletta, in un campo maltese in terra battuta, riporta ad una dimensione del
calcio ormai consegnata da decenni ai ricordi e alle ricerche dei bracconieri di tipi e personaggi.
L’autore racconta anche la storia tragica di John Thomson, portiere scozzese caduto sul terreno
di gioco, il Catanzaro ritrovatosi in testa alla classifica della serie A in una domenica d’inizio anni
80, il Boca Juniors campeon argentino con un giovane Diego Maradona e il Perugia, fanalino di
coda, che riuscì a spegnere i sogni scudetto del Napoli di Krol. Ed ancora, una partita di calcio
disputata a Magadan, all’interno dell’Arcipelago Gulag sovietico, un manovale impazzito dopo i
gol che Nordahl inflisse alla Juve nel febbraio ’50, il Bologna sprofondato in serie C nel 1983, il
kaiser Beckenbauer escluso dal Mondiale argentino, l’ultima partita di Johann Cruijff in Coppa dei
Campioni, il campo brasiliano di Macapà tagliato in due dall’Equatore e il laziale Felice Pulici,
portiere paratutto in un derby romano del novembre 1976 risolto da Bruno Giordano.
“Questi racconti – conclude Pastorin nella prefazione al libro di Taccone – sono acqua di fonte,
pane in tavola, splendore e bellezza, illusione e nobiltà”.