Oltre cinquanta pezzi, tra personaggi e decorazioni. Tutti fatti a mano, grazie ad un lavoro certosino, di oltre tre anni.
È il presepe realizzato all’unicinetto dalla bitontina Giuseppina Lacetera, 67 anni, che si è dedicata con passione alla sua idea, realizzata da sola. Non manca nessuno dei personaggi tradizionali del presepe: il pastore assopito, il fabbro con incudine e martello, le ricamatrici con matassa e telaio, il fruttivendolo con le piccole cassette di verdure, la fioraia con un mazzolino di fiori di campo, l’asino che gira le macine, il mulino e il panettiere, il pizzaiolo che inforna le pizze, il pescatore al lago, una donna che stende i panni. E poi i protagonisti: il Bambinello, Maria, Giuseppe, i Re magi. Giuseppina Lacetera, racconta quanta cura ci ha messo “per cucire, assemblare e trovare le giuste posizioni per ciascuno di loro”. Il suo presepe è posizionato in cucina in una casa che pare un vero tempio del “fatto a mano”: addobbi realizzati all’uncinetto, con il pannolenci, palline di natale all’albero cucite a punto croce con i nomi di figli e nipotini – Nicolangelo, Tommaso, Antonella, Michele, Elena e Santiago –, e a svettare, in cima, un angelo biondo con un centrino a far da sfera di luce. “Una vera passione nata da bambina – racconta Giuseppina – volevo che ferri e filo fossero i miei compagni anche in pensione, dopo una vita trascorsa come sarta”. Quella del presepe, però, è un’opera d’arte vera e propria cominciata nel 2020 durante il lockdown: “eravamo ristretti in casa, non potevamo uscire, così sceglievo le immagini dal tablet, chiedevo a mio figlio Nicolangelo di stamparle e mi mettevo a lavoro sui personaggi”. Un pezzo dopo l’altro, in una vera esplosione di colori, Giuseppina è riuscita a metter su una vera meraviglia, “desideravo avere i personaggi tutte nelle cassettine di legno, piccole, verniciate e in questo mi ha aiutata mio marito Michele. È stato un vero lavoro di squadra, famigliare”, sorride. C’è un personaggio che le sta particolarmente a cuore? “Sicuramente il cammello, perché il più complicato da realizzare e, infatti, ne mancano ancora due. Mi sono ripromessa di non lasciarli soli”. Gli occhi grandi e luminosi, affaticati dal lavoro e coperti dagli occhiali, si fanno scappare una lacrimuccia quando sollevando l’ovatta con un po’ anticipo dice contenta: “Eccolo, questo è Gesù bambino”.