Un mattino d’estate di un secolo fa, il piccolo Arcangelo Devanna, contemplando l’infinito azzurro del mare di Santo Spirito, sotto un cielo limpido e senza nuvole, ha la fatidica ispirazione. Che segnerà per sempre la sua vita.
Provando a rinascere dalle ferite della “Vittoria mutilata”, lo Stivale è attraversato da tormenti e incertezze. Poi, sale al potere Benito Mussolini ed è il ventennio fascista, l’epoca delle grandi riforme – più annunciate che realizzate, ma quelle fatte son giunte fino a noi – e delle libertà azzerate. Le famiglie numerose, al di là della retorica, faticano a sbarcare il lunario. Un figlio maschio rappresenta due braccia per lavorare e dare una mano all’economia tremebonda di casa.
Arcangelo, così, a soli 17 anni, si arruola volontario al C.R.E.M. (Corpo regi equipaggi marittimi) del Comando deposito di Taranto come Allievo Elettricista per la ferma di cinque anni, poi trasferito alle scuole San Bartolomeo di La Spezia destinata ad allievi torpedinieri, per frequentare un corso che avrebbe accresciuto le sue conoscenze nel settore.
Al termine del quinquennio, diverrà sergente Elettricista, un paio di anni dopo secondo capo. Tuonano nei cieli tremendi i fulmini della seconda guerra mondiale. È sulla Regia nave officina e appoggio idrovolanti “Giuseppe Miraglia”. Di seguito, sulla corazzata “Andrea Doria”, rimasta miracolosamente illesa, quando la flotta navale della Regia Marina italiana, dislocata nel porto di Taranto, tra l’11 ed il 12 novembre 1940, riporta gravi danni in seguito ad un massiccio bombardamento ad opera della flotta aerea della Royal Navy britannica. Devanna si trova sull’albero di poppa, allertato dai rumori degli aerei, corre al riparo sotto coperta e si salva.
Poi, è presso la Regia Scuola Sommergibilisti (MARISCUOLASOM), che era stata istituita a Pola nell’aprile del 1940. E si apre un nuovo capitolo della sua già sì tanto avventurosa esistenza. Sale sul “Fratelli Bandiera”, sull’“Enrico Toti” e sul “FR111”, dove, al momento dell’affondamento, trovandosi in sala macchine, nonostante il rumore assordante, Arcangelo coglie dei colpi di mitragliera, ma quando lo riferisce agli altri marinai in sala macchine, non gli credono. Scende in coperta per accertarsene e, all’apertura del portellone adiacente la torretta, viene investito dal sangue dei marinai di servizio in plancetta, ormai morti a causa delle mitragliate che lui stesso aveva sentito. Concitazione, panico, urla: dà l’allarme e si getta in mare, il sommergibile s’inabissa dopo pochi minuti con 20 membri dell’equipaggio, comandante compreso. Il sottocapo elettricista Devanna, con altri marinai, rimane in acqua per ore, aiuta un suo commilitone ferito, ma ad un certo punto deve lasciarlo perché il freddo gli ha tolto tutte le forze, e lo vede dolorosamente sparire fra le onde. Soccorso, insieme ad altri marinai, da idrovolanti tedeschi, viene portato in ospedale a Siracusa.
La vita del sommergibilista, com’è facile arguire, è indubbiamente molto rischiosa, inoltre le destinazioni a cui viene assegnato costringono a una lontananza forzata che causa lunghe assenze da casa. Mamma Rosaria è sempre molto preoccupata, e non esita a chiedere l’intercessione dell’ammiraglio Franco Rogadeo, illustre concittadino, per farlo avvicinare, ma con la guerra in atto l’esito non può che essere negativo.
Quattro giorni dopo l’armistizio dell’8 settembre, è a bordo del sommergibile “Serpente”, che, su decisione del tenente di vascello Raffaele Allegri, viene autoaffondato per non finire nelle mani dei nuovi nemici: i componenti di un peschereccio di Civitanova Marche traggono in salvo l’equipaggio. In maniera avventurosa, Devanna raggiunge Santo Spirito per riabbracciare i suoi. Ma la gioia dura un attimo.
Viene assegnato da Bari alla base di Taranto ed è sulle corazzate “Caio Duilio” e “Giulio Cesare”, sulla nave torpediniera “Giuseppe Cesare Abba”, sull’incrociatore “Eugenio di Savoia”, sulla Nave Cisterna “Arno”, e infine sulla Batteria Brin della Marina brindisina, armata di due cannoni.
Frattanto, la vecchia dizione sabauda C.R.E.M. viene mutata in C.E.M.M. (Corpo Equipaggi Militari Marittimi) e Devanna chiude la sua carriera militare onusta di gloria e viene trasferito all’impiego civile.
Da Provveditore agli Studi di Foggia, prima, e di Bari, infine, si guadagna la stima di tutti per la competenza estrema e la rettitudine morale.