In primis, nel 2013, fu l’ex dirigente del settore Urbanistica, Vincenzo Turturro, a subire pesanti atti intimidatori. Una lettera contenente un proiettile, sua auto e quella di sua moglie date alle fiamme.L’anno scorso, poi, è toccato al suo successore, Giuseppe Sangirardi, che ha visto la sua macchina bruciata in pieno centro. Quest’anno, pochissimi giorni fa, la lista si è arricchita con il comandante della polizia municipale Gaetano Paciullo. Sempre allo stesso modo: automobile che ha “incontrato” il fuoco per mano di ignoti.
Turturro, Sangirardi, Paciullo. Emblema di una città che da tempo, troppo tempo, vive in lotta tra le sue due facce: chi si impegna ogni giorno nel rendere Bitonto una città migliore, e chi invece cotidie fa di tutto per affossarla per sempre, e metterla al centro continuo della cronaca nera.
“Tutti vorremmo una città più sicura – sottolinea il sindaco Michele Abbaticchio – polizia e carabinieri a presidio di ogni attività commerciale, di ogni appartamento, di ogni strada di Palombaio e Mariotto. Bene, diciamo subito che non esiste città al mondo che può avere questo dallo Stato. Meno risorse, meno uomini, meno mezzi. Ma abbiamo diritto a conoscere chi commette reati a nostro danno, fino al punto di far saltare in aria coloro che ci difendono o il loro patrimonio. Bitonto è in questo momento al centro dell’attenzione di tutti anche per quello che è accaduto al terzo dirigente comunale in quattro anni. Si, il terzo. I primi due per l’urbanistica.
In primis perché significa che c’è una grandissima parte della Città in lotta per la legalità attraverso le sue istituzioni locali.
Da ultimo perché non ne possiamo più di essere elogiati per la rinascita turistica del Paese e poi di vederci aggrediti da un pressing malavitoso di anomala continuità.
Vogliamo vivere e stiamo chiedendo aiuto a chi ha il potere di aiutarci effettivamente.
Non da ora. Dal primo anno di questa amministrazione”.