Un semplice intervento chirurgico di routine si è trasformato in una brutta disavventura per un giovane 28enne bitontino che, ricoverato per un caso di appendicite, si è ritrovato a subire un secondo intervento d’urgenza per porre rimedio ad un presunto errore umano medico, che gli ha provocato una emorragia interna.
Ricostruiamo i fatti.
Nella notte tra 1 e 2 aprile, il giovane bitontino accusa dei dolori addominali che già si erano presentati a gennaio: già allora si recò presso il Punto di Primo Intervento dell’ospedale di Bitonto, ove dopo due flebo il ragazzo fu rimandato a casa.
Nella notte tra Pasqua e Lunedì dell’Angelo, questi crampi lancinanti ritornano, lui si reca nuovamente presso la struttura bitontina, ma questa volta i medici lo invitarono a farsi visitare presso i nosocomi limitrofi, più attrezzati.
Giunto al Pronto soccorso di un ospedale barese, poi viene trasferito nel reparto di chirurgia dove viene visitato e gli viene diagnosticato un caso di appendicite. Scatta il ricovero: i medici propongono allo sfortunato ragazzo una cura antibiotica di due giorni per poi valutare, nel frattempo ed in base al quadro clinico conseguente, se ricorrere all’intervento chirurgico per l’asportazione o meno. Al paziente viene anche consigliato di intervenire per evitare che in futuro il problema possa ripresentarsi, senza rischiare così la peritonite.
Confrontandosi con la sua famiglia, il ragazzo bitontino decide subito di sottoporsi ad intervento chirurgico, anche perché trattasi di un’operazione ormai classica di routine.
Già il giorno 3 aprile, nel pomeriggio del martedì, a poche ore dal ricovero, avviene l’intervento chirurgico in sala operatoria, con anestesia totale. All’apparenza tutto bene, con i famigliari tranquillizzati ed invitati anche a non restare la notte, in quanto il quadro clinico era ottimale. Ma qualcosa va storto: nella notte tra 3 e 4 aprile, infatti, attorno alle 4, il giovane bitontino inizia ad accusare dolori lancinanti con urla disumane di disperazione, che due infermiere di turno cercano di sopire con due tranquillanti. Un palliativo di poche ore, perché la mattina di mercoledì 4 aprile un medico, nel visitarlo e nel tastargli la pancia, nota qualcosa che non va e subito dispone una TAC: dal risultato emerge subito la presenza di corpi esterni, ovvero era in atto una perdita di sangue e di conseguenza una emorragia interna. Subito, nel primissimo pomeriggio, il ragazzo – neanche dopo 24 ore dal primo intervento – viene operato d’urgenza per stoppare l’emorragia in corso.
Cosa è accaduto dunque durante il primo intervento? Esso è avvenuto con la modalità della laparoscopia, una tecnica chirurgica che prevede l’esecuzione di un intervento chirurgico addominale senza apertura della parete, sfruttando uno strumento dotato di una telecamera che trasmette a un monitor le immagini dall’interno dello spazio esaminato, e utilizzando sottili strumenti chirurgici che vengono introdotti attraverso piccoli fori effettuati nella parete addominale. I macchinari introdotti hanno toccato erroneamente dei capillari che hanno poi provocato la perdita di molto sangue. L’intervento d’urgenza è consistito invece in una operazione di drenaggio e lavaggio della parte ormai infetta.
Il secondo passaggio sotto i ferri ha stavolta esito per davvero positivo, tanto che il ragazzo è stato già dimesso nella giornata di lunedì 9 aprile dall’ospedale. Ora è a casa, costretto ad un riposo di venti giorni, ad una cura antibiotica e a siringhe per ripristinare al meglio la circolazione sanguigna.
Il peggio è ormai alle spalle, dunque, così come afferma lo sfortunato concittadino, ma resta inevitabilmente lo spavento: «Si è trattata di una spiacevole disavventura, ma ora va decisamente meglio – ha commentato ai nostri taccuini –. Piuttosto, sono dispiaciuto perché un semplice intervento chirurgico si è incredibilmente complicato, e se fossero passate altre ore non so cosa poteva succedere, avrei potuto rischiare qualcosa di ben più grave. Credo che serva maggior cura da parte dei medici, spero sia da monito per tutti questo episodio, nessuno sulla salute umana può e deve abbassare la guardia e l’attenzione».