L’anno scolastico è partito.
In maniera sgangherata, come sempre. Fra mille incertezze e altrettante inquietudini – oceanica, infatti, è la miopia di chi ne governa i destini dall’alto -, dirigenti, professori e personale vario sono pronti a caricarsi la croce che portano sulle spalle spesso senza lanciare un solo grido.
Tuttavia, per fare il proprio dovere compiutamente, sarebbe bene che ci fossero meno intoppi possibili.
Prendiamo i prezzi vertiginosi dei libri di testo.
Si sa che le famiglie non fanno follie per i tomi, preferendo ad essi magari la play station o la wii, figuriamoci in tempo di crisi, poi.
Ma non c’è mestiere che si possa svolgere senza gli strumenti indispensabili. Perciò, volenti o nolenti, sui banchi di scuola è necessario che ci siano i libri, se non altro per tenere a bada lo spettro “programmazione” da portare a termine a costo della propria vita.
La professoressa Concita
Napoli, in vista dell’annuale cimento, ha sottolineato il problema suddetto scrivendo al sindaco Abbaticchio: “Sono sempre più numerosi i genitori che non possono permettersi
l’acquisto dei libri di testo per i propri figli, lamentando, peraltro,
l’insufficiente copertura dei buoni-libro, di cui beneficiano a posteriori,
rispetto all’avvio dell’anno scolastico“.
“In
qualità di docente non posso esimermi dal presentare questo grave problema e
dal sollecitare un adeguato intervento che possa garantire il diritto allo
studio a ragazzi e ragazze che frequentano la scuola secondaria di primo grado,
obbligatoria“.
La speranza, dunque, che le cose migliorino è l’ultima a morire.
I penultimi sono i prof…