L’istruzione è l’unico ambito lavorativo dell’italico Stivale nel quale non passa giorno che non si svegli qualcuno, magari col quarto storto, e profferisca qualcosa di simile ad un vaneggiamento con annessa minaccia di rivoluzione.
Gli operatori del settore – che si levano all’alba, macinano chilometri senza rimborso spese alcuno, entrano nelle classi per essere, il più delle volte, calpestati nella loro dignità, pur essendo diplomati laureati perfezionati specializzati abilitati (prego controllare altre categorie lavorative che prevedano medesimi requisiti e paragonarne i compensi con quelli dei docenti, grazie), e tornare a casa a notte fonda senza aver usufruito di buoni pasto come accade ad altri dipendenti pubblici – faticano a credere che certe corbellerie possano assumere le fattezze di disegni di legge e poi chissà cos’altro di inesorabile e ineluttabile.
Tuttavia, più passano i giorni e più quelle balzane fole assumono le sembianze orrifiche di proposte ministeriali (parentesi fugace: ricordiamo l’ineffabile prof. Giuseppe Valditara molto più illuminato nella veste di oppositore – oh, non ne sbagliava una, di critiche al titolare del Dicastero educante di turno -, ora che, invece, è nella stanza dei bottoni, pare aver smarrito la luce).
Allora, l’incredulità lascia mesto spazio allo sbigottimento, finchè non subentrano la rassegnazione e il silenzio. Almeno, ogni tanto, giunge una voce potente e indignata e rinasce la speranza che tuto possa tornare ad uno di umana comprensione.
Dunque. Il sempre combattivo sindacalista Vito Carlo Castellana, coordinatore della Gilda degli Insegnanti e dirigente nazionale, ha preso posizione contro questa ipotesi di futuro alquanto scellerata avanzata dal Governo Meloni: “In questi giorni stanno avvenendo due scippi ai danni della scuola pubblica statale, ancora una volta con il solo intento di risparmiare. Il primo è quello del dimensionamento scolastico che porterà a maxi istituti con migliaia di alunni e con centinaia di docenti. Si parla tanto di personalizzare la didattica, di fare attenzione all’individuo e poi si creano scuole dove contano solo i numeri e non la qualità! Nella mia regione poi questa mannaia ricadrà solo sul primo ciclo di istruzione, proprio quello che ha bisogno di maggiori attenzioni, quello che deve assolvere al ruolo della scuola democratica. In tutta Italia avremo centinaia di scuole smembrate e accorpate, solo per risparmiare cifre che per il bilancio dello stato italiano sono ridicole“.
E prosegue: “La seconda, più strisciante e subdola, riguarda la scuola secondaria di secondo grado, dove, invece che incrementare e rafforzare le ore di laboratorio dei professionali e dei tecnici, si vuole ulteriormente impoverire questi indirizzi di studio, portando il ciclo di studi a 4 anni, trasformando, nei fatti, gli istituti in scuole di formazione professionale o poco più, preannunciando un biennio successivo di studi (gli Its accademy) che sarà forse utile solo a chi li gestirà. Per tutto questo i collegi dei docenti sono stati convocati in fretta e furia entro il 31 dicembre. Ora sta ai colleghi documentarsi e votare rigettando riforme frettolose e antididattiche. Il tutto sta avvenendo purtroppo nel silenzio dei media, che hanno da raccontare altro e dare informazioni sempre poco attinenti alla nostra quotidianità. Il nostro dovere è quello di denunciare e far conoscere a tutti quello che sta accadendo“.
Ci sono istituti, che, prima della pausa, hanno coraggiosamente ricusato la folle opzione.
Basterà? Ai posteri l’ardua – e temiamo già scritta – sentenza…