Il dado è tratto.
Si va al muro contro muro.
Causato principalmente da Pasquale Tridico, il numero 1 di INPS, che a dispetto di quella che sarebbe la mission e il compito del più grande Istituto di previdenza sociale d’Italia e d’Europa, vorrebbe far versare più di qualche lacrima ai circa 3.600 operatori telefonici impiegati sulla commessa. E i perché sono tanti.
Come è noto, infatti, da diversi mesi è in corso un braccio di ferro tra il presidente dell’Ente e i sindacati sulla partita (nazionale) dell’internalizzazione del servizio, adesso affidato alla Rete temporanea d’impresa Comdata-Network e che passerà nelle mani di INPS servizi Spa, la società partecipata al 100 per cento da parte di INPS, e di cui qualche settimana fa è stato costituito il Consiglio di amministrazione.
Ebbene, questa è l’unica certezza, perché, nonostante i proclami, le interviste e gli incontri tra le parti, tutto è ancora pieno zeppo di nubi. E di contraddizioni.
Sulle modalità di accesso in primis, perché se da un lato Tridico, nonostante non sia obbligato da nessuna legge e normativa, intende procedere per selezione pubblica tutelando però l’anzianità degli attuali lavoratori ma, de facto, con parametri (vedasi e leggasi diploma di scuola media superiore) troppo stringenti ed escludenti, dall’altro i sindacati continuano a ribadire – con l’appoggio di buona parte della politica, sentenze costituzionali, precedenti, normative – che la sola cosa da fare è la clausola sociale, il solo metodo per garantire la piena operatività e continuità occupazionale.
C’è poi da approfondire il discorso delle tempistiche (il numero 1 di INPS voleva partire dal 1° gennaio 2022, ma sicuramente si andrà oltre perché il processo è ancora troppo indietro e su questo si è aperto un tavolo tecnico con la RTI) e delle location, per capire come centrare il discorso della territorialità. E poi ancora: monte ore, scatti di anzianità, livelli contrattuali, e tanto altro.
I sindacati, allora, dinanzi al silenzio di Tridico, hanno deciso una misura di forza, composta da più azioni: due ore di sciopero a inizio turno per tutti i lavoratori adibiti alla commessa INPS sia nell’appalto diretto che nei subappalti per il 12 luglio; – due ore di sciopero a inizio turno per tutti i lavoratori adibiti alla commessa INPS sia nell’appalto diretto che nei subappalti per il 15 luglio; due ore di sciopero a inizio turno per tutti i lavoratori adibiti alla commessa INPS sia nell’appalto diretto che nei subappalti per il 27 luglio; una ulteriore giornata di sciopero intero turno di lavoro da collocarsi entro il mese di luglio a seguito dell’esito dell’incontro con la commissione Lavoro a supporto della modifica della legge di internalizzazione; manifestazione nazionale di tutti i lavoratori interessati da organizzarsi entro il mese di settembre.
Tutto questo, si legge in una nota diffusa nelle ultime ore, per la “gestione dell’intera operazione da parte dell’INPS. Una gestione fatta di personalismi e populismo ma che a oggi non ha ancora dato una sola risposta alle preoccupazioni delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti”. La posizione delle sigle sindacali – ribadita proprio ieri dalla Uil – è netta: approvazione dell’emendamento parlamentare (dovrebbe avvenire entro il 23 luglio) promosso dall’onorevole Francesco Boccia che prevede l’applicazione della clausola sociale (avente forza di legge proprio perché emendata nella legge stessa) con il mantenimento dei diritti acquisiti per tutti (monte orario minimo, scatti di anzianità ecc), passaggio automatico in INPS servizi S.p.A per tutti senza la mannaia tagliente della selezione pubblica, sovra inquadramento per tutti.
Non è la prima volta che i lavoratori incrociano le braccia per la questione “internalizzazione”, perchè il 9 aprile hanno scioperato per un’ora al termine del turno di lavoro (clicca qui per articolo https://bit.ly/36tjENs).
Nel frattempo, resta una tristezza: 3.600 operatori telefonici che quotidianamente rispondono con impegno e professionalità su tutta la galassia INPS costretti ad alzare la testa e voce perché l’Istituto stesso ne mette a rischio il futuro.
E non è una barzelletta.