Erano gli anni ’50 quando c’era una sola TV in tutto il quartiere.
Tutti si ritrovavano in casa, per guardare dal tubo catodico ciò che arrivava non solo da fuori la poligonale, ma ciò che accadeva in tutta Italia, nel mondo.
E 71 anni fa arrivava il festival di Sanremo e, nell’immaginario collettivo, l’abbraccio di Domenico Modugno del 1958 segnò un momento storico: tutti si sentirono accolti da quelle braccia. Accarezzati da quelle note.
E così tra chi lo ama, chi lo odia, il Festival della canzone italiana è stato sempre lì, nelle nostre case, occasione per condividere il divano, il soggiorno e qualche risata.
Chi tifava Giorgia da un lato, chi gli intramontabili duetti di Morandi e Barbara Cola dall’altro. Tutti avevano il proprio beniamino per cui tifare.
Quest’anno la pandemia ci ha tolto tutto.
E ci ha tolto la possibilità di trovarci a casa degli amici, di poter rientrare a casa a notte fonda, di mangiare una pizza tutti insieme.
E allora un po’ per gioco Rocco D’ingillo, giovane concittadino, che da sempre ha commentato il festival sui social, ha creato un gruppo WhatsApp con un link pubblico per accedervi.
“Sanremesi anonimi”.
In pochissimo tempo sono stati oltre 160 le persone che si sono ritrovati a commentare il festival tutti insieme.
E mentre si parlava di Aiello o Ermal Meta, si sono ritrovati amici, compagni di classe, conoscenti, parenti.
Un’esperienza sociale che ha unito tutti, in un grande abbraccio, come se Modugno avesse mandato un audio su WhatsApp e tutti lo avessero messo, nello stesso istante, all’orecchio.
Rimarrà sempre la gioia di questi cinque giorni passati a dialogare tra le pareti di uno smartphone, il ballo degli steaker durante il brano di Colapesce e il “buongiorno a tutti” della domenica, a sorpresa, del governatore Emiliano.