La vita è più grande di noi e ci tiene tutti dentro.
Così, nel breve volgere di poche ore, è probabile che accadano eventi drammatici che si incrociano fra loro e ci lasciano un insegnamento anche doloroso, offrendoci dei modelli esistenziali su cui riflettere.
Gianvito. Fabio. Paolo.
Tre vite, tre destini, tre vicende che si sono intrecciati in modo significativo. E ci offrono spunti di riflessione.
Per questo, senza voler giudicare nessuno, ché altro (verrebbe fatto di scrivere anche Altro, però sarebbe spingerci troppo oltre) sarà il tribunale ad emettere sentenze, vorrei rivolgermi a Fabio. Niente da dire sui suoi usi e costumi, ma volevo fargli notare che il piccolo grande Gianvito aveva solo quattro anni in meno di lui ed era già un cittadino modello.
Sì, perché si può essere ragazzi con tutta la leggera spensieratezza dell’età e, nel contempo, amare la propria terra. Si era scelto una guida d’eccezione e andava alla scoperta delle meraviglie del suo borgo natio con inesauribile sete di conoscenza. Con occhi luminosi ed un sorriso d’aurora, era felice di perdersi fra tanto splendore. Amava anche studiare, tant’è che si crucciava sulle materie che c’erano da ripetere d’estate, in vista del nuovo anno scolastico.
Poi, egregio signor Fabio, ad un certo punto si è trovato di fronte un mostro crudele e famelico chiamato cancro. Sì, proprio così, il male del secolo, non un molto presunto insidiatore delle virtù angelicate della sua pulzella. E si era battuto, il gigante in miniatura Gianvito – che aveva pure il cognome giusto, di una pietra antica, preziosa e bellissima -, creando persino un logo accattivante con un messaggio inequivocabile contro il cancro da ricamare sulle mascherine anticovid. Già, il diabolico morbo gli stava rubando la primavera e lui pensava al bene degli altri.
Capisce, signor Fabio, quanta nobiltà di cuore in un adolescente poco più giovane di lei? Di lei, che, invece, all’alba di una domenica settembrina buia e atroce, ferito nell’onore, ha cancellato con disumana superbia l’esistenza di un uomo, Paolo, da tutti riconosciuto correttissimo, educato, leale, impegnato seriamente nel lavoro, compagno di banco liliale, papà amorevole di uno scricciolo meraviglioso che più non avrà una guida nel suo cammino verso il domani.
Ecco, signor Fabio, questa terra, oggi oltraggiata e colpita al cuore dal suo orrendo gesto di inutile boxeur – poiché una morte così assurda e spiegata non può che sconvolgere un’intera comunità-, le ha messo accanto due esempi altissimi di come si può essere stupendi, impeccabili, appassionati cittadini, da cui può soltanto imparare.
Lei che ha avuto la fortuna (trema il pugno nel vergare questa espressione iniqua…) di poter continuare il transito quaggiù, avrà tutto il tempo per meditare su queste due brillanti figure di bitontini: Gianvito e Paolo, che noi tutti possiamo solo ringraziare d’essere esistiti…