Libri e fiori sono due facce della stessa medaglia chiamata bellezza.
In modo diverso, raccontano il mistero della vita: i primi con le parole, i secondi col silenzio.
Gianluca Rossiello, da più di dieci anni “spacciatore” di splendore nel cuore del centro storico, lo sa bene, tant’è che aveva adornato il pronao della sua Libreria del Teatro con tavolini e sedie dal disegno antico, impreziositi proprio da graziose piantine e tomi discreti. Classici intramontabili e opere curiose, tra loro.
Insomma, quello spazio antistante la miniera di tutte le meraviglie per i lettori era diventata presto la sala d’aspetto della vita.
C’era un concerto al “Traetta”? Ci si sedeva lì e si sfogliava un’avventura, volando seduti.
C’era la presentazione di un autore al Salotto “De Gennaro”? Ed ecco che il tempo che lo precedeva s’animava di storie appassionanti da scoprire leggendo.
Insomma, ad ogni occasione era buona per ricucire dialoghi interrotti – io, personalmente, ne avevo avviato uno col mordace e arguto Achille Campanile -, e così in quell’angolo del Borgo antico si respirava l’essenza della vita.
Per questo, il furto compiuto ieri dal soliti ignoti noti, che fanno portato via i piccoli vasi e i libri, è un’autentica violenza all’anima migliore della città.
In altri momenti, avrei giocato con questo reatuccio stolto e ignobile, scherzando sul paradosso di ignoranti divenuti ladri di sapienza.
E, invece, no. Stavolta, nessuna celia.
Mi fanno solo schifo…