Rispetto,
dignità e riconoscimento.
L’associazione
italiana sordi famiglie e amici (Aisfa) continua ad alzare la voce,
anche perché sente i suoi diritti – stabiliti con tanto di leggi e
leggine – calpestati.
Da più
parti, è ovvio. Innanzitutto dal Comune, al quale continuano a
chiedere da oltre 5 anni una nuova sede. Inutilmente.
Già,
perché è dal 2010 che Michele Stellacci e compagni hanno dovuto
lasciare l’immobile di via Francesco Perrese n°74 per colpa di un
fitto diventato improponibile. Da allora, si sono riuniti – si fa
per dire – su panchine occasionali oppure al domicilio proprio di
Stellacci, fondatore e presidente dal 1981 dell’associazione.
Non
può bastare, ma da Palazzo Gentile sembrano essere sordi più di
Beethoven quando compone la nona sinfonia.
«Una
sede – si sfoga il 76enne
presidente – ci serve per le attività amministrative, di
gestione, di promozione dei diritti, della cultura e della
integrazione tra sordi, per svolgere le nostre attività, per i corsi
di formazione e aggiornamento degli operatori della lingua italiana
dei sordi (Lis)».
C’è
dell’altro, ovviamente. «Non ho mai capito – spiega
ancora – perché non è stato ancora attivato il progetto
denominato “Corso di formazione di persone sorde per l’integrazione
scolastica degli alunni audiolesi” previsto dal Piano sociale di
zona 2010-2012».
Stellacci,
in realtà, non riesce a spiegarsi tanto altro. Perché, ad esempio,non si dà concretezza alla legge n°308 del marzo 1958, che prevede
l’inserimento lavorativo per i sordomuti all’ufficio di collocamento
provinciale.
Perché
la legge 104 viene continuamente calpestata.
Oppure
perché l’istituto Apicella di Molfetta non sia ancora diventata la
cittadella dei sordomuti.
Da
tre mesi, sede provvisoria dell’Aisfa è quella di “Bitonto in
movimento”, in via Francesco Perrese n°24, e sono aiutati dai
grillini.
«Da
anni l’Aisfa – sottolinea Giuseppe Cannito, attivista del
movimento nonché candidato consigliere alla Regione – vive un
totale abbandono da parte dell’amministrazione comunale, che dovrebbe
provvedere alla suddivisione dei fondi regionali per organizzare i
servizi socio-sanitari come prevede la legge n°19 del 2006. Il
Movimento 5 stelle già in Parlamento sta portando avanti la
battaglia per il riconoscimento della lingua dei segni, affinché sia
insegnata nelle scuole, ma bisogna anche formare i logopedisti».
Da
queste parti, allora, l’impegno è preciso. «Garantire una vita
degna e non escludere i sordomuti dalla vita sociale del nostro
Paese».