L’agro bitontino ha restituito, nei giorni scorsi, diversi oggetti appartenuti alle truppe di occupazione tedesche, durante la Seconda Guerra Mondiale. Stoviglie e porcellane rotte, frammenti di suppellettili, posate, bottoni delle divise, bottigliette in vetro contenenti medicinali o profumi, tubi utilizzati come innesti per le micce e munizioni sono gli oggetti rinvenuti. Molti di essi riportano la sigla K. P. M. (logo usato all’epoca dalla Regia Manifattura di Porcellane di Berlino Königliche Porzellan-Manufaktur Berlin) e la svastica, simbolo del regime nazional socialista tedesco. Sono, dunque, di chiara derivazione tedesca.
A scoprire i reperti sono stati Pasquale Fallacara, Francesco Mundo, Matteo Santoruvo, Gaetano Schettini e Nunzia Liso, membri dell’associazione culturale “Bitonto da Riscoprire”, impegnati nella ricerca di reperti appartenuti agli eserciti alleati. Il nostro agro, infatti, ospitò accampamenti delle truppe inglesi nella zona durante il conflitto. Ad esempio, in contrada Sarago e Pozzo Cupo, a ridosso della Lama Balice vi era un accampamento inglese e precisamente della Rifle Brigade (Prince Consort’s Own), reggimento di fucilieri di fanteria dell’Esercito Britannico, come ha riportato Fallacara sulla pagina Facebook dell’associazione. Proprio qui erano stati trovati diversi reperti degli eserciti inglese e statunitense: bottoni di divise statunitensi, fabbricati a New York, o altri bottoni che riportano lo stemma della britannica Rifle Brigade.
Ma oltre ai reperti inglesi, in contrada Patierno, hanno ritrovato anche reperti appartenuti ai nazisti, oggetti abbandonati nelle campagne probabilmente dopo la ritirata, quando hanno dovuto portar via solo lo stretto necessario, lasciando il superfluo, come appunto stoviglie e boccettine. Le munizioni ovviamente rientravano nello stretto necessario e furono portate via, ma qualcosa può essere sfuggita durante la precipitosa ritirata tedesca alla fine del conflitto, nel settembre del 1943, come sostiene, nelle pagine del Corriere del Mezzogiorno il professor Vito Antonio Leuzzi, presidente dell’Istituto per la storia dell’antifascismo.
«La cosa non deve meravigliare – sottolinea Francesco Mundo – La nostra era una zona di retrovia, importante per la vicinanza al porto di Bari. Alle truppe arrivavano molti rifornimenti e, quando gli eserciti sono andati via, molte cose non necessarie sono state abbandonate».
Tra le munizioni trovate sul campo ci sono proiettili di diverso calibro, compatibili con le armi utilizzate all’epoca dai soldati tedeschi.
Tutte le munizioni ritrovate sono state segnalate e consegnate alla polizia, in quanto, nonostante siano passati 70 anni e la ruggine ha divorato parte del metallo, potrebbero rappresentare ancora un pericolo. In presenza di rinvenimenti simili la cosa più opportuna da fare, a causa della loro potenziale pericolosità, è avvertire le forze dell’ordine, che provvedono sul posto a mettere tutto in sicurezza, specialmente il materiale esplodente.
Saranno date nelle mani degli artificieri che procederanno allo smantellamento.