Ci sono parole forti, dure, segnanti, che è bene non terminino la loro corsa dentro un post sui social. Dove, tra un commento e un emoticon, il giorno dopo l’effetto è quasi esaurito e tutto torna allegramente come prima.
Invece no, alcune volte urge soffermarsi un po’ di più a riflettere su quel che accade nella nostra comunità.
Prendiamo, per esempio, quel che ha scritto una madre, ieri mattina, di certo amareggiata.
Basterà leggere le prime frasi per capirne il perché.
“Dopo una giornata lunga ed estenuante di lavoro, dopo le quotidiane vessazioni che il tuo vicino ti arreca perché non ha altro a cui pensare, ritorni a casa all’una di notte e non vedi l’ora di appoggiare la testa sul cuscino.
Tuo figlio, almeno lui, è ad una festa, e pensi che tanti sacrifici valga la pena farli, perché ad un certo punto della tua vita, tutto il resto non conta.
Ti svegli la mattina e non vedi l’ora di chiedergli com’è andata la serata, perché cerchi di sognare un po’ attraverso il suo racconto.
E, poi, lui stravolto ti racconta che al rientro verso casa, e precisamente in piazza Cattedrale, tre bestie cercano di picchiarlo, giusto perché alle tre di mattina, uno si annoia, e per AMMAZZARE IL tempo decide di rompere i cosiddetti al prossimo.
“Mamma, ma io sono stato più veloce di loro e non mi hanno preso”.
Io amo questa città, ma vi giuro, spero tanto che i miei figli possano andare via da qui il più presto possibile!”.
Pensieri colmi di rabbia e sconforto, certo, ma che dovrebbero far riflettere tutti.