Quando si fanno acquisti su internet, gli occhi bisogna tenerli sempre aperti, perché il pericolo delle truffe è dietro l’angolo. Basta un po’ di disattenzione, per cadere nelle mani di truffatori senza scrupoli che rischiano di rubarti soldi, nel migliore dei casi, o, nel peggiore, dati personali. Ma quello che spesso si ignora è che anche chi vende deve stare attento a non lasciarsi ingannare, non solo chi acquista.
A tanti, infatti, sarà capitato di mettere un annuncio online per vendere un oggetto di cui ci si vuole disfare: un oggetto vecchio, un acquisto sbagliato o qualcosa verso cui si è perso interesse. Sono tanti i siti che fanno da vetrina ai nostri annunci telematici. È davvero facile pubblicarne uno. Più difficile, talvolta, è trovare l’acquirente, quello realmente interessato, che non punta a fregare il venditore.
Ed è quello che è successo a Claudio (nome di fantasia per tutelare la sua privacy): un doppio tentativo (fortunatamente fallito) di truffa relativo ad un annuncio per la vendita di un visore per la realtà virtuale per videogiocatori. Uno di quegli accessori divertenti, ma che costringono chi ha la nausea facile a correre in bagno a vomitare, dopo neanche venti minuti di gioco. Nella speranza di guadagnare un po’ di più e nella convinzione che tanto gli acquirenti chiederanno uno sconto, il prezzo richiesto è leggermente superiore al reale valore di mercato che, purtroppo e per fortuna (dipende se si deve acquistare o vendere), nell’elettronica tende a scendere molto celermente nel tempo.
Appena inserito l’annuncio su uno dei tanti siti, Claudio viene finalmente contattato da una ragazza di nome Stefania Esposto, stando all’indirizzo mail. Sembra interessata e la cosa non può che far piacere, specialmente a chi, al primo annuncio online, pensa erroneamente di essere al sicuro, essendo venditore e non compratore. La ragazza chiede foto del prodotto (da notare che non nomina mai il nome del prodotto che sta acquistando). Foto che le vengono prontamente inviate, per garantire la genuinità dell’annuncio.
Ricevute le foto, la tipa, in pessimo italiano, si dice interessata. Non fa nessuna domanda per avere ulteriori informazioni su ciò che sta acquistando. Non ha nulla da obiettare sul prezzo, nonostante sia superiore al valore attuale. Sembra accettare acriticamente quel che le viene proposto.
E qui il nostro amico inizia ad avvertire qualcosa di strano. Un campanellino di allarme subito inizia a suonare. Primi dubbi che, tuttavia, non sono sufficienti a bloccare lo scambio di mail.
«Forse è una che ha soldi da spendere. O forse non è molto esperta su quel che sta acquistando» pensa, sorvolando, dunque, su quei primi avvertimenti che l’istinto gli ha già dato.
Lo scambio di mail continua, fino a quando Stefania, al prezzo indicato, aggiunge la volontà di voler pagare altri 50 euro in più, che sarebbero serviti per spedire il pacco al vero destinatario, un suo amico, che lavora come funzionario dell’Unicef in Nigeria. E qui, il campanellino d’allarme inizia suonare in maniera insistente, all’impazzata.
«Qui c’è qualcosa di strano – pensa Claudio – Perché questo fesso non compra il prodotto direttamente in Nigeria? Perché è disposto a spendere molto di più facendolo spedire dall’Italia?».
Due sono le possibilità che si fanno largo nella sua mente. O questi due sono idioti, disposti a buttare soldi, oppure la tipa (ammesso che sia davvero una tipa) lo prende in giro. Ipotesi, questa, molto più probabile. Anche perché più volte cittadini nigeriani sono balzati agli onori della cronaca per questo tipo di reati. “Striscia la notizia” ha dedicato loro diversi servizi, negli anni scorsi.
Basta una breve ricerca su Google per fugare quei pochissimi dubbi rimasti. I primissimi risultati proposti dal noto motore di ricerca parlano di un tipo di truffa che viene chiamato in diversi modi ed ha mille varianti: truffa alla nigeriana o 419 scam, dall’articolo del codice penale nigeriano che punisce questi criminali.
Viene chiamato anche “truffa della Costa d’Avorio”, paese limitrofo alla Nigeria. Ed infatti il secondo tentativo di truffa riguarda proprio la Costa d’Avorio. Copione leggermente diverso, ma solo nella sceneggiatura, non nella sostanza. Non più una ragazza italiana che vuole comprare l’oggetto per conto di un amico in Africa, ma Cecile Schneider, una donna francese che deve spostarsi per lavoro nel continente nero. Dove è richiesta la spedizione. Anche qui nessuna richiesta aggiuntiva di informazioni, italiano scadente e prezzo accettato senza fiatare. Solo richiesta di dati, anche quelli che non servirebbero per un acquisto online. Ma, ormai, Claudio è più attento ed è in grado di capire che anche quella carta di identità allegata in formato Jpeg è vera come una banconota da 3 euro. Segnalati i due indirizzi mail sia a Gmail che al sito di annunci, quindi, interrompe qualsiasi corrispondenza con le due presunte donne. Pericolo evitato.
In sostanza si tratta di un banale tentativo di ottenere denaro tramite lo sblocco di un finto bonifico. Il tipo di contatto tra gli utenti è di carattere del tutto casuale. Il finto richiedente non è affatto interessato all’oggetto in vendita. Gli si può vendere anche uno spazzolone per gabinetti a 1500 euro. Non ha importanza. Si mostrerà fintamente interessato. Il truffatore va alla ricerca su internet di annunci di vendita e contatta l’autore. Ottenuta la sua fiducia, spiega che dovrà effettuare il pagamento tramite bonifico bancario dalla Costa d’Avorio, dalla Nigeria o da chissà quali altri paesi. Aggiunge che, purtroppo, per confermare la transazione è necessario pagare, da parte del venditore (Claudio, in questo caso) una tassa nazionale, pari a una percentuale sul valore del bonifico. Tassa da pagare attraverso canali che non permettono di risalire a chi ha riscosso i soldi. Inutile dire che i soldi promessi per l’acquisto non arriveranno mai e così il venditore perde pacco e denaro pagato per quella fantomatica tassa. Oltre al furto dei dati, che potrebbe avere conseguenze peggiori. Ed ecco qui la truffa.
Usando il proprio istinto, anche alla luce delle informazioni che circolano sul web, è facile non cadere nel tranello di questi delinquenti. Ma capita che qualcuno sia meno attento e si lasci ingannare. Il giro d’affari legato a questi reati è molto alto. Quindi la raccomandazione è di stare con gli occhi bene aperti. Il web è pieno di pericoli ed essere sprovveduti può costare molto caro.