«I timori di questa estate potrebbero diventare certezze: la Regione Puglia ha deciso che chiuderà definitivamente il Punto di Primo Intervento di Bitonto». È l’allarme che lancia il consigliere regionale e coordinatore provinciale di Bari di Fratelli d’Italia, Michele Picaro durante la Commissione Sanità, presieduta dal consigliere Mauro Vizzino, che si è riunita ieri. La sua richiesta ai dirigenti dell’Asl è quella di rivedere la decisione, «ma anche -ha sottolineato- formulare un’alternativa che sia davvero degna di questo nome. E questa non può essere l’auto medicalizzata». C’è una carenza di medici, oltre al fatto che detta soluzione «ridurrebbe l’offerta sanitaria oggi comunque garantita». Quanto discusso, però, non è una novità per i bitontini. A confermarlo c’è la delibera del 27 luglio scorso che non fa altro che riprendere quanto già deciso dalla giunta regionale nel 2016. «Ringrazio quanti si stanno interessando della vicenda sanitaria locale nell’occasione il consigliere Picaro -ha dichiarato il sindaco di Bitonto, Francesco Paolo Ricci-, nessuna decisione, però, è stata presa attualmente dai vertici sanitari dell’Asl Bari. Ciascun provvedimento deve essere sempre concordato con il Comune, affinché la domanda di salute del territorio interessato, Bitonto, Palombaio, Mariotto e Palo del Colle, trovi sempre ampio riscontro. Le interlocuzioni con il dipartimento e i vertici aziendali sono costanti». Dunque, non risulta allo stato attuale all’amministrazione comunale alcuna chiusura. «Nell’ultimo anno -ha confermato Domenico Damascelli, ex consigliere regionale e attualmente leader dell’opposizione a Palazzo Gentile – si è diffusa una voce sbagliata. Il Ppi è aperto e chiunque vi può avere accesso». C’è stata, di recente, una riduzione degli accessi da 6-8 mila annui a 4852, «le motivazioni sono legate non solo a quanto ho appena precisato, ma anche alle restrizioni -ha aggiunto- dovute alla pandemia del Coronavirus». Ci sarebbero gravi ripercussioni con l’eventuale chiusura del Ppi bitontino che potrebbe smaltire codici bianchi e verdi senza intasare, invece, i Pronto Soccorso degli ospedali vicini come il San Paolo, il Di Venere e il Policlinico, già oberati di lavoro. «In casi di estrema urgenza -ha detto il consigliere comunale- il Ppi può dare la giusta assistenza a tal punto che sono nati anche alcuni bambini negli ultimi due anni. In caso di infarto, poi, può già somministrare una terapia trombolitica al paziente per evitare un decesso e per agevolare l’intervento nell’ospedale di arrivo». Una giusta assistenza al territorio richiede anche una postazione 118 medicalizzata. «Un gatto che si morde la coda -ha detto Picaro- e che riguarda anche il Pta (Presidio Territoriale di Assistenza) dotato di laboratorio analisi, di apparecchi di radiologia e tac che praticamente non vengono usati» ai fini dell’emergenza-urgenza «al contrario di quanto avviene negli altri Pta». Di competenza del distretto socio-sanitario, necessità di attenzione per alcune carenze dal personale ridotto alle strumentazioni rotte. Al netto di tutto, «se questa -ha concluso Damascelli – è una deliberazione della giunta regionale, vuol dire che di fondo c’è una motivazione politica a queste chiusure eventuali. Quindi vuol dire che si può fare un passo indietro. Non è il momento di abbassare le armi, oggi più che mai dobbiamo proteggere i nostri servizi». «La politica ha esattamente il compito di garantire i servizi essenziali creando la migliore organizzazione. Questa oggi non si è vista e Fratelli d’Italia -ha assicurato Picaro- sarà al fianco dei bitontini per difendere la salute in tutte le sedi».