Ieri sera a Bitonto, per volontà della Famiglia Scaraggi e dell’Associazione “Progetto Continenti”, è stata ricordata, a dieci anni dalla sua scomparsa, l’amica Elvira Scaraggi, alla quale è stato dedicato anche un Concorso fotografico, che col passare del tempo diventa sempre più prestigioso.
Di seguito il contributo di Valentino Losito, consigliere nazionale dell’ordine dei giornalisti.
“Cara Elvira,
è difficile immaginarti troppo lontana dal tuo sorriso. Quando sei uscita per l’ultima volta dalla nostra chiesa, dalla nostra parrocchia, ti ha come sostenuto e quasi accompagnato un grande e interminabile fascio di luce.
Ci rivedremo nella luce e sarà bellissimo. Ma con te era bellissimo anche qui. Perché tu eri una fontana vivace e zampillante di umanità.
Era impossibile non bagnarsi di umanità quando si stava con te. Eri come quelle piogge che ti sorprendono, ti avvolgono. E che poi benediciamo. Perché dentro avevamo una grande sete di freschezza, di autenticità. Con le persone come te ci si disseta. Venivamo spesso a bere alla fontana del tuo sorriso. Quante volte siamo venuti, così, senza avvisare, a dissetarci al pozzo della tua umanità.
Era questa anche la tua, la nostra idea e la nostra esperienza di parrocchia: la “fontana del villaggio”, sempre aperta, un luogo dove sostare per trovare riparo, conforto, ristoro, ascolto. La chiesa messa in mezzo alle case degli uomini. Il luogo dove siamo stati educati nella vita di fede, abbiamo maturato la capacità di amare, siamo stati aiutati a vivere, ognuno per il suo verso, la nostra vocazione.
Eri amica della gioia. La tua letizia era contagiosa, ma il tuo non era un sorriso vanesio o irridente. Era un sorriso che arrivava subito sul tuo volto ma che sgorgava dal profondo. Il tuo sorriso aveva la grande capacità, la grande saggezza di ricondurci all’umano, sorridendo tu ci riportavi all’essenza delle cose.
Con il tuo sorriso smontavi tutte le nostre piccole strutture, tutti i nostri poveri poteri, anche tutte le trine e i merletti – direbbe don Tonino Bello- con cui a volte addobbiamo pure la nostra spiritualità. Tu ci riconducevi all’umano, al senso ultimo e vero delle cose. Perciò era bello averti compagnia di strada.
Eri la donna, l’amica, la moglie, la mamma, la sorella, la docente, che sapeva stare accanto. Ecco…accanto… cioè il posto più difficile e al tempo stesso più necessario dove stare quando si è in compagnia degli uomini.
Perché spesso a noi piace stare sopra gli altri, spinti dal nostro narcisismo, dalla nostra voglia di primeggiare. Altre volte invece ci mettiamo sotto gli altri, ma per falsa modestia, per camuffare la nostra vanagloria con una untuosa umiltà.
Altre volte ancora stiamo avanti agli altri, perché ci intestiamo il dono della profezia e infine, molto spesso, ci mettiamo dietro gli altri, in coda al gruppo per non tirare, per non pedalare, apparentemente dimessi, in realtà ignavi e indifferenti.
Tu invece hai sempre scelto il posto più difficile ma più necessario dove stare con gli altri: accanto. Stavi lì, perché lì spontaneamente ti portava il cuore. Sapevi camminare accanto. Avevi il passo di quelli che incontravi sulle tue vie.
I cristiani- è stato detto – sono quelli della strada. Sei stata una compagna di strada fino alla fine. Lungo una strada hai preso su di te un peso che era di tutti, che poteva essere di un altro di quei tutti. Lo hai preso tu, è stato dato a te. Perché?
In quelle ore di dolore lancinante, in cui anche la primavera ci sembrò una bestemmia del cielo, fu il tuo, il nostro carissimo don Antonio a metterci nel cuore e sulla bocca quel verso di Isaia che non volevamo capire e che forse ancora non vogliamo capire: “Veramente tu sei un Dio misterioso, Dio di Israele Salvatore”. Il Dio misterioso. Elvira, raccontaci il Signore che tu ora vedi faccia a faccia.
Il Signore ha fatto uscire per noi l’acqua anche da quella tua ultima roccia. Ci ha dato e ci da ancora e… misteriosamente, tramite te.. da bere. Tu sei ancora per noi questa acqua viva.
Ora sei un ciottolo di fiume, tra tutti gli altri, apparentemente scomparsi. Ma, insieme, tu e quanti ci avete preceduto, siete il greto su cui tutti possiamo mettere i nostri passi. Essenziali al nostro cammino anche se invisibili agli occhi.
C’è una bellissima preghiera di padre Anastasio Ballestrero che dice “Signore, quando serve una pietra per la tua costruzione, prendi il primo ciottolo che incontri, lo guardi con infinita tenerezza e lo rendi quella pietra di cui hai bisogno: ora splendente come un diamante, ora opaca e ferma come una roccia, ma sempre adatta al tuo scopo. Tu fai cose inaspettate, gloriose. Importante è trovarmi là dove tu mi metti, senza ritardi”.
Al Signore, al Dio misterioso e Salvatore, quel giorno serviva un ciottolo in quella roccia per il suo disegno di salvezza e tu, senza ritardi, eri là dove Lui ti aveva chiamato.
Lo scrittore irlandese Michel Faber ha scritto anche per te queste parole: “Quasi tutto se ne va, tranne l’amore. Ma tu hai lasciato lucentezze di grazia, nascoste nel mondo, che ancora risplendono.” Grazie, Elvira.