Dicono che l’anima di ognuno di noi sia vento, così come la stessa radice etimologica dice: ánemos.
E ieri mattina a Molfetta è parso che don Tonino Bello, nonostante la splendida giornata di sole, continuasse ad accarezzare tutta la sua diocesi, i fedeli, i pellegrini, i bambini, i più grandi, con un vento leggero. A sventolare erano le bandiere che invocavano pace, le coccarde bianco e gialle sui balconi, i foulard, i cappellini, gli striscioni.
Così i molfettesi, insieme ai tanti provenienti dai paesi limitrofi, hanno messo da parte la tristezza derivata dalla scomparsa dell’indimenticato don Tonino, proprio il 20 aprile di venticinque anni fa, per far posto alla gioia, al senso di ritrovata comunità.
Non c’era altro se non gioia, dolcezza, ordine, bellezza, colori e il mare e la storia a far da cornice.
Ad accogliere Papa Francesco, ieri, c’era anche il nostro Comune di Bitonto, che ha dato la sua parte d’aiuto alla buona riuscita della manifestazione con la presenza del Comando di Polizia Municipale, guidato da Gaetano Paciullo, le forze dei volontari tra cui anche l’NPC Puglia. Non è mancato l’apporto anche delle Forze dell’Ordine con la presenza del vicequestore aggiunto Gargiulo, il commissario Limongelli, l’ispettore Gianvecchio e altri agenti del commissariato di Pubblica Sicurezza bitontino. A tutti loro sono andati i ringraziamenti dell’amministrazione comunale molfettese guidata da Tommaso Minervini.
Presente anche la giunta. Ha partecipato alla grande giornata di ieri, infatti, anche l’assessore Marianna Legista, assieme al presidente del consiglio comunale Vito Labianca e al segretario del sindaco Christian Farella: «Oggi è stata un’emozione unica per tutti noi presenti, ascoltare le parole del Santo Padre ha sempre il suo effetto profondo – hanno dichiarato -. Il Vescovo di Cassano allo Ionio, don Ciccio Savino, ex parroco della chiesa dei S.S. Medici di Bitonto (presente alla celebrazione, ndr), ha inviato un caloroso saluto e un abbraccio alla nostra comunità, augurando serenità e fratellanza».
Il contributo cittadino si è visto anche tra le maestranze che hanno costruito il maestoso palco dove è stata celebrata la Santa Messa.
«Abbiamo costruito il palco per giorni, senza sosta, lavorando dall’alba fino a tarda sera – ci ha raccontato Michele, un operaio -. Ma la fatica di quei giorni intensi e dolorosi, è stata ripagata dalla presenza del Santo Padre, dal suo sguardo rassicurante che è Padre per tutti noi».
Particolare anche la presenza di un ragazzo nigeriano, ospite del nostro centro Sprar, che è arrivato alle 4 della mattina a Molfetta con la voglia grande di incontrare Francesco, il Papa degli ultimi che, come don Tonino, è l’amico – il ponte tra l’umanità e la fede – della porta accanto.
L’ha ricordato anche Monsignor Cornacchia, Vescovo della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo e Terlizzi ringraziando il Papa per la sua presenza: «Don Tonino non ci ha mai lasciati, ora è più che mai vivo nel cuore della nostra gente. Un segno della sua presenza è in ogni casa, nelle parrocchie e negli ospedali, nei bar e nei luoghi di lavoro, perfino nelle strade delle nostre città. Come se il tempo non fosse passato continuiamo a sentire la forza delle sue parole, l’empito dei suoi messaggi, l’efficacia dei suoi discorsi, la profezia della sua testimonianza e, soprattutto, percepiamo la sua intercessione dal cielo per questa Chiesa che ha tanto amato e per la quale ha voluto offrire la propria vita».
«La sua è la prima visita di un Pontefice nella nostra terra, nota per le preziose testimonianze della tradizione cristiana, per la bellezza degli scorci naturali e per la presenza di gente dal cuore grande», ha detto Cornacchia rivolgendosi a Francesco e descrivendogli «una terra che si ritiene benedetta da Dio perché vanta da circa un secolo la presenza del Pontificio Seminario Regionale, dove tanti santi sacerdoti sono stati formati ai ‘doveri di grembiule’. Ancora oggi, nonostante la crisi vocazionale che si avverte in Europa e in alcune parti d’Italia, sono davvero numerosi i presbiteri, sparsi nella Puglia e fuori Regione che, come diceva don Tonino, possono esibire con fierezza quel made in Molfetta sulle sorgenti della loro vocazione e del loro entusiasmo».
«Questa è anche la terra dei marittimi che solcano i mari e gli oceani portandosi dietro la sofferenza del distacco dalle loro famiglie, dei pescatori spesso angustiati dalla precarietà del loro mestiere, dei lavoratori che si sforzano di assicurare ai propri cari una vita dignitosa, e di quanti il lavoro lo hanno perso o non lo hanno ancora trovato», ha proseguito il presule: «In tempi difficili tanti nostri conterranei sono emigrati in cerca di fortuna, senza mai dimenticare le loro radici. E tante altre persone, attualmente in fuga da condizioni disumane, continuano ad approdare sulle nostre coste nella speranza di andare incontro ad un futuro migliore».
«Questa è la terra dei giovani, quelli che sono attivi nelle nostre comunità parrocchiali e nelle nostre scuole, quelli che pur avendo fame di ideali, di significati e di amicizie vere, sono più esposti ai pericoli della superficialità e quelli che sono costretti ad andare lontano alla ricerca di nuove opportunità per concretizzare i propri sogni» è il ritratto di Cornacchia: «Don Tonino diceva che occorre essere ‘soprattutto uomini. Fino in fondo. Anzi, fino in cima. Perché essere uomini fino in cima significa essere santi. E da uomo fino in cima, qual era, sempre ci ha spronati ad amare il mondo e la sua storia, a volergli bene, a prenderlo sottobraccio, a usargli misericordia».