Il virus ci ha tolto la festa dei Santi Medici: per Bitonto è una straordinaria novità, una sorpresa ingrata, un incidente imprevisto, uno strappo alla tradizione. Quando l’inedito viene a visitarci non gli apriamo volentieri la porta, opponiamo resistenza, facciamo fatica ad uscire dalla nicchia dell’abitudine.
Eppure il Dio della Bibbia – come ha scritto in un articolo Raniero La Valle – è il Dio dell’inedito. In principio c’è Dio che sorprende Adamo nell’atto stesso di crearlo, mettendogli accanto la donna, poi c’è Dio che sorprende Noè, salvandolo coi figli e tutti gli animali, dal più piccolo al più grande, ma salvando anche la terra che mai più, in forza della sua alleanza, come promette, sarà devastata dal diluvio.
C’è Dio che sorprende Abramo promettendogli un figlio ed un popolo; ma poi salva la sua stessa promessa, facendo a pezzi l’ideologia sacrificale di Abramo e togliendogli dalle mani il figlio già preparato per essere offerto in olocausto sul monte Moira. Poi c’è Dio che sorprende Mosè facendogli portare il popolo col piede asciutto fuori dall’Egitto e camminando con lui per quarant’anni nel deserto e la Pasqua è stata una bella sorpresa, che non a caso si ricorda nei secoli.
Poi c’è Gesù che sorprende tutti nella sinagoga di Nazaret, quando smonta la profezia di Isaia; infatti conferma la profezia della misericordia e della grazia, ma tace e abbandona la profezia del giorno di vendetta di Dio che sarebbe dovuto venire ad allietare gli afflitti di Sion. Poi c’è Gesù che sorprende la Samaritana al pozzo di Giacobbe, facendosi riconoscere come Messia e dicendole che viene un tempo, ed è questo, in cui non si adorerà nei santuari o a Gerusalemme, ma adorerete il Padre in spirito e verità.
Potrà essere questa domenica senza festa una scomodità benvenuta? Sapremo farci visitare dall’inedito senza sbarrargli l’uscio? La nostra ritrovata umanità può essere il miracolo. Mai come in questo tempo di pandemia abbiamo intorno a noi i volti dell’angoscia, le mani della preghiera, le lacrime del dolore, ma anche la cura, l’attenzione, l’impegno, il sacrificio di tanti medici, infermieri, operatori sanitari, volontari. Anche senza concorso di popolo questa domenica profuma di umano. Senza il turbinio della festa possiamo ascoltare meglio i silenzi e leggere i segni della quotidiana esistenza dei più.
Ci solitudini che implorano di essere abitate, ricerche di senso che chiedono di essere accompagnate. Povertà interiori, buie periferie della mente, fili spinati in cui l’anima s’impiglia, algide distanze da ricolmare. E’ il nostro misterioso zoppicare. E mendicare. Se tutti ci riscoprissimo cercatori. Con grezze bisacce e mani vuote. E provassimo a spezzare i nostri pochi pani. A camminare, a guardare. A contemplare. Ad andare in processione tra le agonie nascoste, tra i sentieri senza pace.
Quante ferite aperte davanti a noi, a portata della nostra misericordia. Quanti uomini e quante donne che aspettano la grazia della speranza, il nostro miracolo. Il miracolo dell’umanità. Il nostro silenzioso medicare. Di noi, i santi della porta accanto.