DI ANGELA ANIELLO
Il romanzo “Offesa e perdono” scritto dal grandissimo Michele Giorgio, ex docente di Storia e Filosofia e Preside in diversi Licei, con numerose pubblicazioni in attivo, edito da Graus Edizioni, cattura il lettore sin dalle prime pagine portandolo a riflettere sin da subito su tematiche importanti. A volte capita, come alla protagonista Clelia, di non riconoscere i propri tratti somatici in quelli dei genitori e cominciano ad affastellarsi varie ipotesi. il cuore si inquieta, le certezze paiono sfaldarsi ma a reggere le fila della quotidianità perdura il filo dell’amore. “Per andare d’accordo in famiglia, scrive l’autore, è necessario che ciascuno si convinca che la sua libertà finisce dove inizia la libertà dell’altro…” In un’architettura dei periodi ben equilibrata e in un crescendo di emozioni e colpi di scena ci si sente quasi abbracciati dalle parole, come bouquet di fiori variopinti. La domanda è: continuare a cercare la verità seguendo l’istinto o mettere a tacere i dubbi e godersi l’affetto che si riceve? Clelia è ben educata, studiosa, molto ricettiva. C’è qualcosa che morde la coscienza, c’è qualcuno che la induce a non tralasciare nulla. La ricostruzione della sua storia (che non voglio spoilerare perché vi invito caldamente a leggere il libro) dolorosa, necessaria, dura, la induce ad oscillare su due fronti preziosi nonché importanti, l’offesa e il perdono da cui il romanzo prende il titolo. L’autore mette in campo le sue competenze filosofiche ma anche la sua grande fede, perché ogni riga trasuda speranza, impegno etico, coscienza, abbandono a Dio che tutto scruta e tutto orienta, lasciando libertà all’uomo di accogliere la proposta del suo Amore incondizionato o meno. Attorno alla protagonista ruotano personaggi di grande spessore: uno fra i tanti, Lucio che poi Clelia riconoscerà come suo zio. Nella vita si può sbagliare anche molto, ma l’importante è fare ammenda delle proprie colpe e assumersene la responsabilità. Il male perpetra inganni, tradimenti, dissolve quadri familiari all’apparenza perfetti, scombina relazioni fondate sul nulla, poi però (e qui la chiave ottimistica della narrazione) qualcosa accade e rimescola le carte. Credo ut intelligam, intelligo ut credam, diceva Sant’Agostino sollevando una questione spinosa della fede: non si può dimostrare l’esistenza di Dio se prima non la si intuisce. Allora come si fa a credere in un Dio misericordioso, capace di perdonare e non di condannare? Dio si inchina sull’uomo in un costante atto di amore e la coscienza contiene il seme della sua bontà che lo porta ad amare l’uomo anche quando sbaglia. È così che si restringe il campo semantico dell’offesa e si allarga quello della creazione del perdono. Una grande testimonianza di dubbio e di amore immenso è quella di Madre Teresa di Calcutta: la sua tenacia non l’ha fatta mai arrendere allo scoraggiamento attribuendole un fascino religioso carismatico. “Non permettere mai che qualcuno venga da te e vada via senza essere migliore e più felice” affermava Madre Teresa, matita di Dio e dei cuori. Il miracolo della bellezza dopo l’Incontro è felicità che vivifica, che appiana le divergenze, che consuma la tristezza e asciuga le lacrime. Trovo magnifico il lascito etico di questo romanzo ad ogni cuore: qualunque dolore ci abbia attraversato, qualunque graffio abbia dilapidato la nostra speranza, non possiamo permettere a nessuno di “restringerci il cuore”, anzi! Dobbiamo far convergere verso l’altro quello che ci è mancato come atto di gratuità e amore. La vita è una e dobbiamo giocarcela come partita di BENE, senza sentirci mai perdenti o sconfitti. Il vero dramma sono i muri che noi stessi innalziamo, gli errori che non ci perdoniamo, i vuoti da cui non ci rialziamo. Siamo chiamati ad agire, a sfidare il silenzio, a rompere gli argini della paura in una continua condivisione di esperienze da mettere nella valigia del cuore. Non ci terrorizzi la fragilità, non ci inibisca ma ci induca a ripensarci come fiori profumati che possono abbellire il giardino della quotidianità, soprattutto quando è rabbuiata. Siamo cuori che devono sfittare il buio ed infilarsi in asole di Luce!