DI FRANCESCO ROBLES
Le campagne dei nonni miei
“Io sono una forza del Passato
Solo nella tradizione è il mio amore”
(Pier Paolo Pasolini)
Ulivi dappertutto e a gran distese
dominano la piana olivetata nord-barese,
nel verdeggiare dei colti ulivi,
nel dritto e rovescio del verde e dell’argento
alte chiome a semicerchi mostra il vento,
e tra lingue di rossa terra coi muretti ai fianchi,
nervosi ulivi resistono stanchi
all’andazzo moderno e straniero
che calpesta insensibile ogni sentiero,
il mondo rurale che silenziosamente resiste
all’epoca attuale che insensibile ferisce.
Umiliata la terra, si rottama un passato
il contadino custodisce l’aperto creato,
atto di coscienza risuona alto
arido e buio è il giardino che vien dimenticato.
Dal terrazzo canta il gallo, s’accende il giorno
i paesani sciamano per vie rurali al proprio fondo,
echi di campagna vagabondano nel profondo
con le sconfinate stagioni addosso.
Tra labirinti di vie, muricci e filari
si giunge ai coltivi fittamente alberati,
tra monumenti sparsi come specchie, torri e pagliai
S’accende pure il giorno al campo di Montespoto*,
posizionato tra via Cela e il “Miglio dritto”,**
il campo dai nonni lì, è ben tenuto
“mezza vigna”*** di mandorli, viti e uliveto,
curati a puntino come un frutteto.
Mentre invecchia il giorno tra l’agro e il borgo,
il nonno pedala verso un altro suo colto,
nel pomeriggio si prevede un altro raccolto
dal podere comunale del Lazzaretto****
pruni e fichi son chiusi dal secco muretto,
Qui la cura è sempre stata un culto,
semplici e spontanee le estati in luogo pubblico.
Se resti in inverno nelle case del borgo
il freddo s’accasa e il caldo non scorgo,
ma nell’universalità della campagna
scotta il cuor, l’ ardore alle calcagna.
S’accende il cuore della piccola femminella
che giustifica controra senza penichella,
tra macchia di fili d’erba sferravi cicoriella,
ruchetta e sivoni dalle radici tenaci
da gustare seguendo tradizioni veraci
come officina e medicamento di monaci.
Di pomeriggio imbrigliavi il sole all’orizzonte
dando il cambio turno allo stanco bracciante,
per campagne incolte e sempre pronte
a germogliar frutto pendente.
Passione avevi per provviste di buone annate,
le tue mani da ortiche non sono mai state irritate.
Persino ignoravan pioggia le tue vesti
sorda al mormorio se la sera s’appresti,
però avvertivi i vestiti tutti bagnati
solo se il raccolto completavi.
Quando il tramonto era alle porte,
un’ora in più di luce il giorno si veste
e il buio della sera tardi s’avverte
al Chiano**** di Guaccero tra collicelli e murgette.
Il ritorno a casa era assicurato
sul far della sera e a giorno invecchiato.
Del paesaggio più bello e commovente
“il campo delle cento vigne” ricordo sovente,
con ordini di mandorlo, vigne e uliveto
un serpaio incolto diventava un frutteto
Volontà di formica nella proverbiale previdenza
raccontavi storie segrete di provvidenza.
Paradiso interiore la tua campagna
echi e simboli fra sè trasogna..
Nell’almanacco dicevi, della tua buona annata:
“sta seduto il Cristo qui su questa piana”….
“orina la Madonna qui e l’arsura allontana”…
Era canto il tuo raccolto, agguantavi bandiera,
prima che il giorno accendeva la sera.
Dolce è la sera al casale, è piena la luna sul fienile
Il tempo scorre sempre sacro nell’eterno divenire.
Nonni: Monte Luca e Isabella Cariello… miscuglio di poesia, politica, saggezza e passione,
nel ricordo di Francesco Robles
note
*Montespoto: contrada dove si trovava il fondo dei nonni tra via Cela e Via Palombaio (al Miglio Dritto).
**Miglio dritto: Ultimo tronco di strada rettilineo SP Bitonto/Palombaio
*** “Mezza vigna”: unità di misura locale dei terreni e fondi rustici
****Lazzaretto : Casina Torre Lazzaretto proprietà comunale su Strada Provinciale Bitonto- Palo (oggi un rudere – Monte Luca chiese autorizzazione per la conduzione dal Comune di Bitonto)
*****Chiano : contrada in agro di Palo del Colle vicino Guaccero dove una buona esposizione fa godere piu’ luce al tramonto e rende i terreni più produttivi.