La
notizia del nuovo parco giochi nella villa comunale di Bitonto ha fatto
scoppiare il malcontento tra i mariottani.
Le
mamme e i papà dei bambini di Mariotto si sono indignati e hanno rivolto alle
istituzioni la solita accusa. Ovvero, una indifferenza nei confronti delle due
realtà periferiche.
Al
punto tale che qualcuno ha riproposto, come soluzione definitiva, la
costituzione di un comune a parte insieme
agli amici palombaresi.
“Io
opterei per la formazione di un nuovo comune, accorpando Mariotto e Palombaio”,
scrive Anna sulla pagina facebook Piazza
Roma, “allora sì che le cose
funzionerebbero diversamente.”
Ma
si tratta, ovviamente, di un pensiero che nasce dall’esasperazione e da lunghi
anni di abbandono.
A
quanto pare, stando alle affermazioni di alcuni genitori, un’area ludica servirebbe
anche a Mariotto. In questo modo i bambini avrebbero qualche svago in più,
mentre le mamme si sentirebbero più sicure e soprattutto più “uguali” alle
mamme bitontine.
Sì,
“uguali”. Perché è chiaro che questa volta a scatenare la polemica è il
desiderio di essere trattati allo stesso modo, più che l’esigenza concreta di
una giostrina.
Concetto,
questo dell’uguaglianza a tutti i costi, che è retaggio di una cultura ancora troppo
lontana dal favorire le differenze “positive”. E che ci vuole, purtroppo,
omologati in tutto.
Ecco,
allora, che Mariotto desidera tutto ciò che ha Bitonto – compreso il parco
giochi – senza capire che le realtà di partenza e le problematiche a cui porre
rimedio sono diverse.
Nelle
frazioni, per esempio, sono altre le categorie di individui che andrebbero stimolate.
Gli adolescenti in primis, che scelgono
la trasgressione come risposta alla noia e che necessitano, pertanto, di
iniziative adeguate.
Per
quanto riguarda i bambini, invece, altro che giostre.
A Mariotto
possono ancora correre per le strade, andare in bici sulla piazza, tuffarsi nel
vento e respirare il sole. E possiamo immaginare che siano più felici dei loro
coetanei bitontini, la cui libertà talvolta è minata dall’insicurezza, dal
traffico e dall’assenza di aree verdi.