L’orario di ritrovo era alle 9.30, ma molti hanno anticipato. Altri, invece, sono arrivati durante la mattinata e il resto della giornata.
La scena, allora, è stata la stessa di due anni fa. Con la stessa location, la sede INPS sul lungomare di Bari, in via Nazario Sauro. Gli attori protagonisti, sempre loro: gli operatori telefonici pugliesi (circa 550) del Contact Center dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, che ancora una volta – ma questa volta la situazione è ancora peggiore – dopo ventiquattro mesi, sono costretti ad alzare la voce e a protestare insieme ai sindacati perché vedono il loro futuro lavorativo a rischio proprio per colpa di quel committente che servono tutti i giorni feriali dell’anno da tantissimo tempo (alcuni anche da oltre un decennio) e che lo hanno fatto in modo ancora più incisivo e convinto durante i mesi della pandemia e del lockdown generalizzato dello scorso anno.
Qual è il problema, allora? Una matassa che non si riesce a districare ormai da mesi (clicca qui per gli articoli https://bit.ly/3o6ZMdb, https://bit.ly/3kJnGcz, solo per citarne qualcuno) e che si chiama internalizzazione. Come è noto, infatti, INPS ha intenzione di riprendersi il servizio di Contact Center messo in outsourcing da e per troppi anni e lo farà – a fine del prossimo anno – tramite la società controllata al 100 per cento, INPS servizi S.p.A e assumendo 3mila operatori telefonici, rigorosamente con il Contratto collettivo nazionale e tutte le sue sfaccettature.
I 3.000 dipendenti, in realtà, già ci sarebbero in tutto lo Stivale ma secondo Pasquale Tridico, avallato da più di una forza politica in Parlamento e da qualche sconosciuto parere giuridico, ha deciso che non si può utilizzare la clausola sociale (è una legge dello Stato dal 2016, ribadita anche da sentenze della Corte costituzionale e dal Tar del Lazio qualche mese fa) e che quindi andrebbe utilizzata la modalità della selezione pubblica per anzianità e titoli aperta a tutti coloro che hanno almeno sei mesi di anzianità in Contact Center su materie fiscali, previdenziali e assistenziali. Con nessuna tutela, quindi, degli attuali operatori in forza, che rischiano di perdere il lavoro e sono sempre più angosciati e demoralizzati. Anche perché l’immediato presente non è roseo, visto che sono a serio rischio di finire in quel Fondo integrativo salariale che la Rti gestente il servizio, Comdata-Network, sono pronte ad utilizzare causa volumi bassi e troppo fluttuanti, sempre per colpa di INPS, ovviamente.
E ieri, allora, è andata in scena la prima di una serie di iniziative per dire no a questa internalizzazione. Uno sciopero nazionale organizzato dalle sigle sindacali. Con tanto di striscioni, cartelli, cartelloni, megafoni e tutto l’armamentario di questi casi.
“Come può – ha sottolineato Angela Rita Mattia della Uilcom – una operazione virtuosa come l’internalizzazione del CCM INPS trasformarsi in un limbo fatto di incertezze e mancanza di prospettiva per gli attuali lavoratori e lavoratrici impegnati sulla commessa da diversi anni? Le buone intenzioni e le belle parole non bastano più. Tridico non può derogare dall’applicazione della clausola sociale e dal Contratto collettivo nazionale”.
Ci pensa un operatore, poi, a spiegarci bene la situazione: “La verità è che INPS è distante da noi consulenti telefonici e lo è da quando c’è stato l’ultimo passaggio di appalto, nel 2019. È lontana sia dalle nostre reali esigenze, visto che non ha mosso un dito per quei consulenti ancora impiegati a 10 ore proprio sul sito di Molfetta e consente alle aziende di metterci in Cassa integrazione come se nulla fosse. Ogni giorno sappiamo quando iniziamo il turno e non sappiamo quando finisce perché richieste di ferie, permessi e roll sono sempre dietro l’angolo. Non è tutto, perché, invece di rafforzare gli strumenti digitali a nostra disposizione, che siamo il primo front office tra gli utenti e gli uffici, l’Istituto ha implementato e implementa tutti gli altri canali di contatto alternativi e complementari, e tutto ciò sta causando un drastico calo di volumi. E noi siamo le prime vittime. E questo modus operandi di portare avanti l’internalizzazione è un altro emblema di quello che succede”.
Dura vita, dunque, per gli operatori telefonici INPS che, magari, vorrebbero anche un offrire un servizio ancora più efficiente di quello già in essere (al di là delle pretestuose e stucchevoli critiche sui Social) ma, evidentemente, proprio non possono perché impossibilitati.
Ieri, dicevamo, è stata la prima puntata di una serie appuntamenti già prefissati. Adesso c’è una giornata di sciopero intero turno con manifestazione a Montecitorio dove verranno pubblicamente invitati i “capigruppo” di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento a confrontarsi pubblicamente da proclamarsi entro ottobre. Un percorso di mobilitazione dell’intero settore dei Contact center contro ogni tentativo di riportare migliaia di lavoratrici e lavoratori in uno stato di precarietà lavorativa ed esistenziale permanente.
Richiesta di un incontro urgente a Comdata e Network Contacts sulle condizioni di lavoro.