La storia di Nicole risale a 15 anni fa (11 giugno 2004). Una storia di ritardi nella diagnosi di una malformazione cardiaca congenita e presunti errori medici nell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, dove fu operata, per 30 ore, dopo la nascita, per la cura della patologia. Fu proprio in questo ospedale che la piccola contrasse una infezione polmonare, che sarebbe stata curata – secondo la perizia – troppo tardi causandone il decesso, dopo appena 18 giorni di vita.
Sono le conclusioni del perito medico – legale nominato dal Tribunale civile di Bari, dinanzi al quale si sta celebrando il processo per ottenere il risarcimento dei danni chiesto dai genitori della bambina, una coppia di Bitonto, che ha citato in giudizio la Asl di Bari, all’epoca responsabile della struttura pediatrica.
Stando alla perizia, “nel caso di corretta e tempestiva gestione la sopravvivenza della bambina, sarebbe stata certamente maggiore e nell’ordine del 90% a venti anni“.
Inizialmente ai genitori fu spiegato che l’operato dei medici era stato corretto e che la patologia di Nicole era tanto grave “che già il fatto di aver vissuto per 18 giorni poteva definirsi un miracolo” riferisce il legale della coppia, l’avvocato Ettore Gorini.
Un secondo parere, anni dopo, ravvisò errori nelle condotte dei sanitari. A quel punto, dopo un procedimento di mediazione obbligatorio al quale la Asl non si presentò, è iniziata la causa davanti al Tribunale civile. La perizia disposta dal giudice ha stabilito la responsabilità dei medici, riconoscendo che “le terapie effettuate rappresentarono scelta adeguata, ma non tempestiva” e, successivamente, “la gestione dell’infezione contribuì a ridurre ulteriormente le probabilità che la bimba sopravvivesse“
Nei mesi scorsi il giudice ha fatto una proposta transattiva che la Asl ha rifiutato e ieri si è celebrata l’udienza al termine della quale il Tribunale, che tratta il caso dal 2016, si sarebbe dovuto riservare per la decisione definitiva. L’udienza, invece, è stata rinviata al 4 febbraio 2020 perché il giudice è stato trasferito. La famiglia ha scritto anche al Ministero della Salute e al presidente della Regione Puglia. Alcune settimane fa, il direttore dell’Aress Puglia ha comunicato di aver delegato approfondimenti al Nucleo ispettivo regionale sanitario.