Si è svolta nell’aula bunker del Tribunale di Bitonto il processo relativo all’operazione “Do ut des” per estorsioni ai cantieri in cui erano coinvolti 35 imputati, molti legati al gruppo che fa capo a Savinuccio Parisi operante nel quartiere Japigia di Bari e alcuni imprenditori. L’ordine e la sicurezza dell’udienza è stata garantita dalla presenza della Polizia di Stato e da molti agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Bitonto.
Le pene, emesse dal Gup del Tribunale di Bari Alessandra Susca, ha condannato i soggetti a pene comprese fra i 20 anni e i 10 mesi e ne ha assolti due. Questi, a vario titolo, sono responsabili di decine di episodi di estorsione ai cantieri edili – fatti – secondo l’accusa – imponendo guardianie e carichi di merci da fornitori amici.
Il boss dovrà scontare 10 anni di reclusione, la condanna più alta, a 20 anni, è arrivata per il fratello, Michele Parisi detto “Gelatina”. I due imprenditori erano accusati di concorso esterno in associazione mafiosa: Francesco Latorre (condannato a 4 anni e 6 mesi), l’altro è stato assolto. Altri cinque imprenditori, inoltre, sono attualmente a processo con rito ordinario per gli stessi fatti.
Nello stesso processo era imputato anche il figlio cantante del boss, Tommy Parisi.
Solo due giorni fa i militari delle Fiamme Gialle avevano eseguito un provvedimento di confisca definiva, disposto dalla Corte di Appello di Bari, del patrimonio riconducibile a Savinuccio Parisi. L’operazione, proposta dal Procuratore della Repubblica di Bari, è avvenuta nell’ambito di approfondite indagini sui patrimoni dei clan malavitosi. Oggetto della misura due ville site nel territorio di Torre a Mare, un’autovettura, due motocicli, cinque cavalli da corsa, diversi orologi di lusso e due rapporti finanziari, per un valore stimato complessivo di oltre un milione e duecentomila euro. Il patrimonio confiscato dalla GdF è risultato essere nelle disponibilità del noto boss Savinuccio, arrestato nel 2009 proprio dalle Fiamme Gialle nell’ambito dell’operazione “Domino”, per associazione a delinquere di stampo mafioso e per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.
Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha commentato così la notizia delle condanne inflitte agli esponenti del clan Parisi coinvolti nella vicenda processuale per le estorsioni perpetrate ai danni di svariate imprese edili operanti nel territorio barese: “Questa è la risposta del bene sul male. Non importa quanta fatica e quanto tempo ci sono voluti ma oggi Barie i baresi hanno avuto la dimostrazione che il lavoro, la legalità e l’onestà sono ripagate dalla giustizia. Voglio ringraziare ancora una volta la straordinaria squadra dello Stato – Magistratura e Forze dell’Ordine – che ha dimostrato di essere presente e di saper portare a termine con determinazione indagini importanti e complesse su attività illecite che colpiscono il cuore stesso della nostra città, il lavoro onesto. Perché le estorsioni non sono soltanto un reato grave ma rappresentano un vero e proprio delitto contro la città e contro tutti i cittadini che, spesso con grande fatica, scelgono di lavorare onestamente e di investire nel nostro territorio. Questa partita, però, forse non avremmo potuto neanche giocarla se in squadra non avessimo avuto gli imprenditori, le associazioni antiracket, i cittadini che hanno scelto di denunciare e di avere fiducia nelle istituzioni. A tutti loro va il ringraziamento della città di Bari e, sulla scorta del loro esempio, rivolgo un appello a tutti i cittadini che oggi ancora sono vittime di reati estorsivi: denunciamo e schieriamoci dalla parte della legalità. In questo processo il Comune di Bari si è costituito parte civile a fianco dell’associazione degli imprenditori e dell’Antiracket. A tutti è stato riconosciuto dai giudici un risarcimento danni che per Bari, più che un valore economico, ha sicuramente un valore simbolico, perché oltre ad essere importante incoraggiamento per quanti hanno scelto di reagire e di alzare la testa di fronte alle logiche mafiose, riconosce il danno all’immagine per una città ferita dalle attività criminali“.