Gli studi tecnologici sull’infinitamente piccolo si mettono al servizio della medicina e insieme possono rappresentare la vera rivoluzione della nostra epoca. Dalla cura dei tumori all’Alzheimer, le nanomedicine hanno già portato i primi risultati nella cura di numerose malattia.
Uno dei più grandi ricercatori al mondo in questo settore è il bitontino Prof. Francesco Stellacci, attualmente Direttore del Laboratorio di Nanomateriali al Politecnico di Losanna (EPLF).
Se n’è parlato anche nell’articolo “Nanomedicine, a che punto siamo?”, pubblicato sul magazine scientifico francese Planète santé, che si occupa di diffondere al grande pubblico una informazione indipendente sulla sanità e sugli studi in campo medico.
Dopo essersi laureato in Ingegneria dei Materiali al Politecnico di Milano, Francesco Stellacci è diventato professore nel Dipartimento di Scienza ed Ingegneria dei Materiali al Massachusetts Institute of Technology e ora è all’EPLF di Losanna. Negli ultimi quattro anni, la sua équipe ha condotto una ricerca sull’applicazione delle nanomedicine nella cura di alcune malattie molto comuni in Africa, come il virus Ebola, la dissenteria e la malaria.
“La principale difficoltà del progetto –ha spiegato al magazine il nostro compaesano- è nel trovare fondi. I soldi per la ricerca si indirizzano perlopiù verso le malattie dei Paesi ricchi, che sono il risultato dello sviluppo e del nostro stile di vita, e non verso quelle dei Paesi poveri, conseguenza di infezioni virali e batteriche”.
L’idea delle nanomedicine -com’è spiegato nell’articolo – è quella di intervenire a livello nano, perché è a questo stadio che cominciano le malattia. In questo modo si eviterebbero cure pesanti e costose, quando la malattia si è ormai già sviluppata.
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ttualmente sono ancora poche le industrie farmaceutiche che investono in questa direzione, ma il professor Stellacci non ha tentennamenti: “le nanomedicine saranno un elemento supplementare nella presa in carico dei pazienti” .