Francesca Marrone, 55 anni, morì il 25 marzo scorso a
causa di una ischemia celebrale.
Si spense presso il Presidio Ospedaliero “Di Venere” di Bari-Carbonara dopo
quattro giorni di agonia, gettando l’intera famiglia nel comprensibile dolore e
nello sconforto più atroce.
Da quel momento, la vita di queste persone umili, come tante altre nella nostra
città, si è trasformata in un incubo.
Già di per sé è difficile accettare la morte improvvisa di un proprio caro, a
maggior ragione se, sin da subito, terribile si instilla un tarlo nei
cuori di tutti i cari, con tanti interrogativi.
È stato fatto tutto il possibile per salvare la vita di
Francesca?
Era destino che morisse o si è trattato di un errore
umano?
Le sono state prestate le cure migliori?
La diagnosi, al momento del malore, è stata
corretta?
Qualche giorno fa, questa triste storia venne alla luce perché una delle
sorelle di Francesca si barricò nell’Ospedale di Bitonto, invocando a gran voce
giustizia per la povera congiunta.
La protesta vibrante e forte costrinse il Sindaco Michele Abbaticchio ad
intervenire sul posto per calmare la donna ed offrirle tutta la personale
solidarietà per la vicenda, sicuro che la giustizia sarebbe riuscita a fare il
suo corso e ad individuare e punire, ove ci fossero, i colpevoli.
A quasi un mese da quei tragici momenti, la famiglia ha deciso di presentare
alla Procura della Repubblica di Bari, per tramite della locale Stazione dei
Carabinieri di Bitonto, un atto di denuncia-querela con richiesta di sequestro
di documenti e cartelle cliniche riguardanti questo caso.
L’obiettivo è capire, finalmente, se è stato fatto davvero tutto il possibile,
ed al meglio delle possibilità, per evitare questo decesso.
L’ipotesi di reato, qualora vi fossero responsabili, sarebbe di omicidio
colposo.
Il legale che difende la famiglia di Francesca è l’avvocato Giuseppe Giulitto.
Questi i dettagli della tragedia.
“Il giorno 21 marzo alle 18.50 accompagnavamo presso il Pronto Soccorso
dell’Ospedale di Bitonto la nostra congiunta Marrone Francesca, atteso che
quest’ultima accusava forte mal di testa, vertigini, debolezza ed aveva
rigurgitato in maniera violenta lasciando anche tracce di sangue”, denunciano
nella querela i familiari.
Nella stanza, stando al racconto, alla presenza di due persone, un uomo ed una
donna, entrano Francesca e sua sorella: “Riferivo loro che questi sintomi erano
avvertiti da mia sorella già da un paio di giorni, mentre la situazione che si
era verificata quel pomeriggio mi aveva allarmato particolarmente”.
La prima svolta arriva poco dopo: “Dopo meno di un’ora Francesca veniva dimessa
senza che avvertisse alcun miglioramento (con la diagnosi “sindrome vertiginosa
etc…”) con il consiglio di rivolgersi nei giorni successivi al medico curante
per eseguire ulteriori accertamenti e nell’occasione i medici ci
tranquillizzavano affermando che Francesca soffriva semplicemente di pressione
alta”.
Tornata a casa, arrivava il peggio.
Dopo circa mezz’ora, infatti, Francesca “iniziava a muoversi improvvisamente in
maniera incontrollata, senza più nemmeno parlare. A quel punto la caricammo in
macchina e la portammo nuovamente presso il Pronto Soccorso di Bitonto”.
“Dopo aver atteso circa un’ora l’arrivo dell’ambulanza, Francesca veniva
trasferita presso il presidio Ospedaliero Di Venere di Bari-Carbonara”, rimarca
la famiglia nella querela presentata alla Procura della Repubblica.
Qui si apre il terzo capitolo di questa intricata vicenda: “Dopo aver ricevuto
i primi soccorsi, una dottoressa del Pronto Soccorso del suddetto presidio ci
tranquillizzava riferendoci che potevano escludersi patologie gravi e che in
realtà poteva trattarsi di crisi epilettiche, trasferendo così la paziente nel
reparto di neurologia”.
Poi, l’amaro epilogo: “Francesca trascorsa tutta la notte senza essere neanche
monitorata, dopo quattro giorni di ricovero presso la predetta struttura
sanitaria, è deceduta il 25 marzo alle ore 12 per ischemia celebrale”.
Nelle prossime settimane, certamente, la Procura della Repubblica di Bari
disporrà tutti gli accertamenti del caso per verificare se sussistano estremi
di reato ed, eventualmente, individuare anche i colpevoli.