Di Pasquale ricordo la stretta di mano. Che fosse a bordo del campo desertico del “Nicola Rossiello” dell’epoca o dietro la scrivania, era insieme accogliente ed energica. Segno di amicizia e lealtà. Pasquale Colamorea – che quel morbo invisibile e crudele nomato Covid ha strappato all’affetto dei suoi cari – era l’anima del Torrione. Anzi, dirò di più: era il Torrione stesso. E qui, apro una parentesi doverosa. Questa società che pare sia colpevolmente scomparsa dal panorama pallonaro cittadino, era un’autentica fucina di campioni o quanto meno di ottimi cittadini. Era, per i ragazzi della mia età, un sogno riuscire ad approdarvi, e chi vestiva i famosi colori gialloneri era un mito, più o meno alla stessa stregua di chi indossava la casacca neriverde. Certo, questa società a suo modo onusta di gloria restava la seconda della città, ma aveva una sua sconfinata dignità ed una identità ben delineata, anche se fatalmente finiva per trasformarsi nel vivaio dei leoncelli, eccezion fatta per la stagione dei derby in prima categoria all’alba degli Anni Ottanta. Tanti giovani stellanti sono passati dal club turrito e tutti hanno incontrato il presidente mister segretario ds factotum Pasquale, che con la sua tenace dolcezza sapeva essere un faro per i suoi mini calciatori. Insieme all’instancabile Pasquale Amendolagine, risolvendo mille problemi senza mai lamentarsi, ché nella nostra città fare sport è stata sempre impresa biblica, ha allevato generazioni di sognatori in calzoncini e scarpini e allenatori di gran vaglia. Citarne solo alcuni sarebbe un’ingiustizia per tutti coloro che la mia fallace memoria potrebbe tralasciare, ma quanti amici autentici maghi del cuoio. Allora, riporto il pensiero colmo di gratitudine ed emozione di un discepolo di Pasquale, nel quale si riconosceranno tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrare sul loro cammino il grande presidente Colamorea: “Autorevole, ma anche dolce con i suoi ragazzi. Istintivo, ma anche razionale con i suoi discepoli. Un Presidente, un Educatore, un Appassionato di Sport. Un Uomo Vero. Un numero inquantificabile di viaggi calcistici nella sua Opel degna dei migliori autobus da trasferta. Generazioni di giovani bitontini hanno avuto la fortuna di beneficiare della sua infinita passione per il Calcio e per il futuro degli adolescenti. Sì, perché anche per mezzo dello Sport avviene la crescita umana dei più giovani che si fanno uomini anche grazie ad esso. Ci ha messo sempre la faccia, il cuore, i soldi, la testa. Insomma, TUTTO SE STESSO. Buona partita lassù, Presidentissimo”.