Lo scorso 10 luglioun tragico incidente stradale sulla s.p. 231
causava la morte di Arturo Pignatelli, cinquantenne residente a Palombaio, che
ha perso la vita scontrandosi, a bordo della sua Dacia Santero che viaggiava in
direzione Terlizzi, contro un camion carico di alimenti che procedeva nella
direzione opposta. Lo scontro frontale, un impatto terribile, non lasciò scampo
all’uomo, che morì sul colpo (http://www.dabitonto.com/cronaca/r/ultim-ora-gravissimo-incidente-stradale-sulla-sp231-un-morto/6686.htm).
Nei giorni scorsi la famiglia della vittima aveva lanciato un appello affinché
chi avesse assistito all’incidente aiutasse i familiari a ricostruire la
dinamica dell’impatto (http://www.dabitonto.com/cronaca/r/aiutateci-a-dare-un-perche-e-un-come-alla-tragedia-che-ha-sconvolto-le-nostre-vite/6811.htm).
Finora
nessun contributo è giunto a sostegno della famiglia, che per voce della figliaRita, è tornata su quel maledetto giorno con una lettera davvero molto
toccante, che di seguito riportiamo integralmente.
«La
gente chiacchiera. La gente mormora, La gente sussurra. Chiacchiere, mormorii e
sussurri, contundenti come coltelli.
Il
10 luglio un giorno da incubo. Magari. Un incubo al risveglio finisce, sebbene
verosimile sfuma via e lascia tutto come prima. Ma questa è realtà. Una realtà
dura fredda severa crudele. Il mio papà da quel giorno non c’è più. Perché? Una
domanda senza risposta. Come? Anche questo senza risposta.
L’unica
cosa certa sono le mie urla di quella mattina che ancora rimbombano nelle mie
notti. Non un incubo, spero ancora di risvegliarmi e vedere che è stata solo
fantasia, ma non è così. Un dolore immenso, inguaribile.
Il
mio Mufasa travolto da un bisonte della strada. Non risponde. Non si rialza da
quel ligneo letto che lo divora prematuro. Non si risveglia e io mi risveglio e
niente è più come prima. Troppe le cose che ancora doveva fare. Troppe le cose
che avremmo dovuto fare. Cosa rimane? Un amore che non finisce ma che non trova
risposta. Un filo che le dispettose Parche si sono divertite a tagliare troppo
presto. Non c’è un perché. È … e basta. E in tutto questo le chiacchiere, i
mormorii e i sussurri della gente che inventa, fantastica, mente.
La
verità che non sale a galla perché solo chiacchiere e chi sa non parla. Perché?
Le illazioni non servono. Ho sempre a mente le parole di un poeta che dice di
non chiedersi per chi suona la campana perché la campana, sempre, suona
per noi. Questa volta è suonata davvero per me la campana. E non ne suoneranno
più a festa per noi».