Da Angela Saracino, assessore alla Pubblica istruzione, riceviamo e volentieri pubblichiamo
Con riferimento ai nuovi menù del servizio mensa, per i bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, e delle conseguenti nuove tariffe, in vigore dal primo marzo, mi preme chiarire quanto segue. Le variazioni dei menù, in senso ampiamente migliorativo, sono state sollecitate e, quindi, puntualmente concordate, con la Commissione mensa, che è composta anche da un rappresentante dei genitori –distintamente, uno per la scuola dell’infanzia e uno per quella primaria-, per ciascun Istituto o Circolo Didattico, in cui si eroga il servizio.
Il piccolo aumento della quota di compartecipazione dei genitori alle spese sostenute dal Comune per l’erogazione di tale servizio, che comunque non ha riguardato le famiglie meno abbienti, già esonerate per motivi economici, è quindi dovuto, in parte, a tale miglioramento sollecitato e, poi, concordato, pure con i rappresentanti dei genitori, e, in altra parte, al fisiologico ritocco minimo di tariffe ferme da tre anni, che pure non dev’essere sottovalutato.
Sì, è vero, c’è stato un piccolo aumento. Per i più piccini, 1 euro in più al mese per le famiglie meno abbienti, 10 per quelle con maggiore disponibilità. Per la primaria, invece, sempre 1 euro in più al mese per chi ha minori possibilità, 9 per chi ne ha di più. Posso affermare con certezza, tuttavia, che il rapporto qualità prezzo è molto migliorato, per cui, in proporzione a quanto e come si mangia ora, si paga di meno di prima. Abbiamo spuntato un prezzo davvero “stracciato”, per menù al 50 per cento biologici dove, paradigmaticamente, si serve perfino filetto di spigola al forno, e questo ritengo debba essere un punto di soddisfazione per l’Amministrazione, anche se, onestamente, bisogna riconoscere che il merito della vicenda sia da ascrivere all’ufficio Pubblica Istruzione, che ha sapientemente gestito il processo (non si tratta di un atto di Giunta).
Dispiace, quindi, che – almeno per quanto riferitomi – alcuni genitori delle famiglie con maggiori disponibilità ma, magari, con più di un figlio che usufruisce del servizio (ma sul secondo figlio c’è uno sconto, e ancor più sugli eventuali successivi), si siano lamentati dei piccoli aumenti di cui trattasi. Forse, non hanno avuto ancora modo di apprezzare il miglioramento quantitativo e qualitativo dei menù in questione, e può anche darsi che il livello di comunicazione tra genitori rappresentanti e genitori rappresentati non sia stato sempre ottimale. Un minimo aumento delle tariffe era inevitabile, trascorsi almeno tre anni, in sede di nuova aggiudicazione (ad aggiudicarsi il servizio di Refezione è stata sempre la ditta Pastore, l’unica a presentarsi, ndr), e si sarebbe prodotto anche in assenza delle variazioni di menù. Ma quella dei genitori è solo una compartecipazione, e mi pare difficile ritenere che le famiglie con maggiori disponibilità, quando il proprio figlio pranza a casa, sopportano un costo inferiore ai cinque euro, come inferiore ai cinque euro rimane, invece, la quota di compartecipazione che pagano al Comune.
In definitiva, sono certa che qualche malumore di alcuni genitori, se pure c’è stato, e ciò sarebbe perfettamente comprensibile, in questa situazione di annosa crisi economica, a esito di queste più ampie delucidazioni, non potrà non rientrare, soprattutto a seguito dei sorrisi dei loro figli.