È stato adagiato in un fazzoletto di piazza Roma qualche giorno fa. Tutt’intorno, stelle filanti di luce smorta ne cingevano i rami e gli impedivano di ostentare vitalità e bellezza.
Così, qualche bambino l’ha deriso, ché poca cosa era quell’alberello in confronto al più addobbato abete di casa.
E gli adulti l’hanno ignorato o peggio ancora evitato, sentendosi irritati da quella presenza nient’affatto gradevole alla vista.
Ma lui, l’albero di Natale che ogni anno viene “gentilmente” donato a Mariotto dal Comune, se n’è rimasto silente nel suo cantuccio e, a guardarlo, sembrava avere il broncio e il capo lievemente chinato in avanti.
Come un figlio brutalmente respinto dal padre, nella paziente attesa che la tempesta passi per cedere il posto a un più luminoso giorno.
“Forse capiranno, mi accetteranno”, avrà pensato l’albero dinanzi a qualche scrutatore impietoso, “forse sapranno persino amarmi”.
E, di fatto, sguardi e cuori premurosi hanno intravisto, dietro quell’apparente goffaggine, una vita che gratuitamente si donava e in poche ore il miracolo s’è avverato.
Se fossero angeli o prestigiatori o uomini mandati dall’amministrazione comunale, è un mistero che non è semplice comprendere.
Ma la sveltezza con cui il gesto s’è compiuto fa propendere per la prima ipotesi.
Un passante, infatti, racconta di aver visto nella tarda mattina di ieri alcuni individui e una gru arrivare in piazza Roma.
Hanno delicatamente costeggiato l’alberello e intorno al sottovaso hanno sistemato un panno del colore del cielo di maggio, con luccicanti orpelli natalizi.
Il tutto, nel tempo ristrettissimo di un quarto d’ora e poi sono volati via, lasciando un alone di magia e un primo, importante abbellimento in più su quell’abete disadorno.
Poi, la sensibilità di una donna -non senza un briciolo di rimostranza per la scarsa attenzione del Comune al simbolo della festa nella frazione- ha fatto il resto.
“Incontriamoci alle 16 in piazza per addobbarlo”, ha scritto Anna su facebook, invitando i suoi concittadini a contribuire con qualche ornamento. Fossero anche mandarini, come in un passato ormai lontano.
Ora, il risultato di questo miracolo è un albero di certo esteticamente ancora imperfetto, ma quantomeno riconosciuto come prodotto della comunità e amato come a Mariotto si ama il presepe.
Ma soprattutto non ferisce grandemente gli occhi e i cuori di coloro che nel convulso incedere quotidiano si fermano, per qualche istante, a contemplarlo.