I
numeri importanti sono due: un milione di euro e 16.
La
prima cifra sarebbe, secondo voci di corridoio, il debito accumulato
negli ultimissimi anni dall’Azienda servizi alla persona “Maria
Cristina di Savoia”.
La
seconda, invece, sta a indicare le mensilità di arretrato di tutte
le maestranze, fisse o tempo determinato, che lavorano nella
struttura di piazzale Ferdinando di Borbone.
E che
qualche giorno fa, ancora una volta, sono tornati ad alzare la voce,
chiedendo che qualcuno faccia finalmente qualcosa per arginare una
crisi sembra senza fine. E che ormai si prolunga da almeno un paio
d’anni.
All’inizio
di novembre, infatti, i dipendenti dell’Asp (sono quasi una trentina,
ed è un organico che necessiterebbe di altre figure, impossibili da
assumere senza liquidità) hanno ricevuto lo stipendio di ottobre
2015, ma all’appello ne mancano ancora 16, di mesi.
“A
Natale – spiegano i lavoratori
alla “Gazzetta del Mezzogiorno”di ieri – c’è il rischio elevatissimo di restare senza
soldi. A nessuno, purtroppo, sembra interessi la nostra situazione e
il nostro disagio. Né sindacati né politici”.
E
nel dimenticatoio è finita anche la richiesta del presidente
dell’istituto, l’ex assessore Vito Masciale, che in estate ha
domandato alla Regione un assegno da 650mila euro per ripianare
parzialmente i debiti.
“Apprezziamo
il suo impegno – spiegano le maestranze – ma da allora
nulla è cambiato”.
Il
“Maria Cristina di Savoia”, attualmente, ha attivo un
centro diurno, che lavora a pieno regime, un asilo e un centro ludico
che lavorano saltuariamente, più altri servizi, come la casa per i
bambini abusati, in realtà ancora mai attivati.
E
a nulla è valso il tentativo di attivare nuovi attività, come
l’ospitalità a 25 immigrati, per rilanciare la struttura.
“Non
sta servendo a niente – raccontano i dipendenti sempre alla
“Gazzetta” – perché creare nuovi servizi significa assumere
figure professionali, al momento impossibili da prendere, e non vanno
ad annullare i debiti arretrati”.
La
domanda, allora, è una: quale futuro può avere una struttura che
sembra essere diventata più un peso che una risorsa da sfruttare?
C’è
chi chiede un intervento diretto del presidente della Regione Michele
Emiliano, anche se proprio da Bari “dovevano già creare una
Commissione ad hoc per le Asp, ma non si è mai insediata”,
spiegano alcuni lavoratori.
Altri,
invece, pensano che una via d’uscita sia quella che il Comune rilevi
tutti i servizi aziendali, oppure una ricollocazione delle maestranze
stesse a Palazzo Gentile o alla Asl.