“Il presidente non deve mai essere lasciato solo”, era la prima cosa che ci dicevano nella riunione che precedeva l’inizio del Festival del Cinema di Bari.
Sembrava che anche la moglie seguisse quel precetto, che a lei forse qualcuno da Lassù aveva dato, chissà…
Ettore Scola arrivava all’hotel il primo giorno del Bif&st -l’andatura lenta e il portamento di un uomo a cui l’età non aveva tolto l’eleganza- affiancato dalla consorte Gigliola. Era chiaro, già a un primo sguardo distratto, che il maestro avesse un grande bisogno di quella donna energica e premurosa, da cui non si separava mai. Un bisogno che nasceva dalla sintonia dei loro cuori e da un amore semplice e forte, che in tanti anni di matrimonio aveva saldato quella coppia fino a farne una cosa sola.
Tanti i ricordi e le immagini che si susseguono nella mente, in queste ore tristi.
Qualche volta, nei momenti di inattività, mi capitava di studiare. Una sera ero assorta nella lettura del romanzo “Venere in pelliccia” di Sacher-Masoch, quando il maestro comparve alle mie spalle.
Preoccupata per la pessima figura, mi rimisi sull’attenti, pronta a raccogliere una sua eventuale richiesta.
“Stai leggendo il romanzo di Sacher-Masoch?”.
“Sì maestro -biascicai, ancora turbata- in realtà, sto lavorando alla mia tesi di laurea sul rapporto tra letteratura e cinema. Tratterò del film “Venere in pelliccia” di Polanski”.
Ci tenevo tantissimo a fare bella figura con Polanski.
“Ah, decisamente meglio il romanzo”, rispose con una smorfia sul volto, sostenendo l’indiscutibile superiorità di una certa letteratura sul potere delle immagini.
L’ultimo giorno del Bif&st, quello dei saluti, è sempre stato malinconico per me. Lo scorso anno, vincendo ogni suo riserbo, il maestro si lasciò andare a un gesto d’affetto, davvero inaspettato.
Una carezza e una semplice promessa: “Mi raccomando, ci vediamo l’anno prossimo!”.
“Certo. All’anno prossimo, maestro”.
Ci rivediamo per il festival più bello che ci sia, fra le nuvole…