“Madre nostra”. Suona come una preghiera il documentario del giornalista bitontino Lorenzo Scaraggi che, a bordo dell’instancabile Vostok100k, ha raccontato le storie di chi vive ai margini.
Ma che in quei margini ha fatto germogliare il seme della vita.
È diventato parte della sofferenza di ex detenuti e tossicodipendenti che attualmente lavorano in comunità o cooperative, spesso nate su terreni confiscati alla mafia. Ma racconta anche chi è tornato alla terra per crescere i propri figli a contatto con i tempi della natura.
Quattro puntate: quella al “Il Trullo sociale” a San Michele Salentino (Brindisi), “Semi di vita” a Bari, “Pietra di scarto” a Cerignola (Foggia) e “Spazio Esse” a Loseto (Bari).
Come se fosse un cammino biblico, un racconto evangelico, di una preghiera anarchica, che parla di storie fatte di “sesso, droga e rock’n’roll”, ma che racchiudono il senso vero del riscatto.
Di quegli uomini che ora hanno trovato la loro dimensione nell’attesa. La droga e il guadagno facile hanno lasciato il posto ai tempi della natura, al passare delle stagioni, al cogliere la vita – e i frutti della vita – come un bene prezioso.
Lorenzo si emoziona, piange, e ci fa emozionare, attraverso le inquadrature di questi volti segnati da un passato che li ha resi “vecchi”, anche se appena 40enni.
Ci emoziona con il racconto di una quotidianità che sembra essere sempre uguale a se stessa, ma che scandisce il tempo di una vita pulita. Che profuma di libertà e di coraggio.
Ci emoziona con la poesia delle immagini all’alba e al tramonto, accompagnati dalle melodie (originali e) sognanti del pianoforte del musicista Alberto Iovene.
Ci emoziona perché è ancora in grado di farci credere che lavorare insieme, in gruppo, avendo accanto persone su cui poter contare, significa avere fiducia nell’umanità, nelle cose belle.
Lorenzo Scaraggi ci insegna a vivere e a guardare la terra come una madre da cogliere, che ci ricongiunge al “padre nostro che è nei cieli”.