Un lettore ci scrive.
“Gentilissima Redazione,
con la presente intendo segnalare sommessamente la quasi totale evaporazione del sentimento partecipativo e, più in generale, della partecipazione alla vita pubblica in città. Chiunque sia stato coinvolto, in passato, in programmi di cittadinanza attiva e di democrazia diretta non può astenersi dal dare un giudizio negativo, che non vuole addossare tutte le colpe all’attuale amministratore, ma che vuole spronare lo stesso a discutere e a pianificare un intervento sul Regolamento degli Organismi di Partecipazione.
L’esperienza dei comitati di quartiere è, come tutti sapranno, superata.
È vero! Come è anche vero che agli occhi del cittadino consapevole sia alquanto strano che negli anni successivi alla pandemia nessuno abbia voluto recuperare quello spirito. I cittadini non vedono l’ora di far sentire la propria voce, in accordo o in contrasto con i provvedimenti votati in Consiglio Comunale. Si chieda al Primo Cittadino, alla Giunta e al Consiglio Comunale una maggiore disponibilità all’impianto di stabili e durature radici della partecipazione, modificando il regolamento di riferimento una volta per tutte. Una città che ha bisogno di voci non va soffocata nel limbo della pur sacrosanta rappresentatività. E si conceda finalmente al pubblico la facoltà di intervenire al termine di ciascun Consiglio Comunale; sarebbe probabilmente lo strumento migliore a disposizione per esprimere in libertà un’opinione critica e ponderata, squarciando il velo del social network. Ben vengano, in seno a questi interventi, le polemiche, di cui non si deve avere timore”.