I palloncini bianchi e azzurri come il manto di Maria, che si festeggiava proprio ieri, quando amici e parenti hanno dato l’ultimo saluto al 24enne Giuseppe Maggio, fuori dalla chiesa di Sant’Andrea a Bitonto.
Martedì scorso il giovane avrebbe perso il controllo del proprio scooter, una Honda SH 350, mentre viaggiava in direzione Palombaio sulla strada provinciale 89. All’arrivo dei soccorsi gli operatori sanitari non hanno potuto far altro che costatarne il decesso per le gravissime ferite riportate. Il corpo del 24enne è stato prima sbalzato dal mezzo, poi è finito contro il guardrail: la lama avrebbe reciso petto e volto del giovane, nonostante fosse coperto dal casco. Maggio è poi finito inerme in un dirupo, da cui è stato risollevato grazie all’arrivo dei vigili del fuoco. I primi a chiamare i soccorsi sono stati alcuni automobilisti che si sono accorti della moto riversa sull’asfalto e poi del giovane. A ricostruire l’esatta dinamica del sinistro, avvenuto all’altezza di una curva poco prima di un rettilineo, la polizia locale di Bitonto. Lo scooter è stato sequestrato per ulteriori approfondimenti da parte della procura Barese.
«Di solito è il genitore che viene accompagnato dai figli per l’ultimo viaggio e non il contrario, perché non è naturale perdere la vita in giovane età – ha ricordato durante l’omelia don Andrea Magistrale -. Nel Vangelo il Signore ci dice “Venite a me” perché quando ci manca la terra sotto i piedi, Gesù è la nostra unica speranza. Proviamo, quindi, ad aprire il cuore a Cristo, è lui che ci dà la forza».
«Non perdiamo tempo dietro le cose futili – ha esortato don Andrea -: oggi dobbiamo decidere che uomini e donne vogliamo essere e se vogliamo essere donatori di vita, nonostante le sofferenze. Oggi è il Santissimo nome di Maria, una piccola ragazza che aveva i suoi sogni, così come Giuseppe che era giovane. Gesù quando vede Maria ai piedi della croce dice “Prenditi cura di questo figlio”, perché sa che bisogna continuare ad aprire il cuore alla vita, continuare ad amare senza farsi schiacciare dal dolore. Pregate per Giuseppe – ha concluso -. I suoi sogni li realizzerà, in altro modo, in paradiso».
Tutti hanno descritto Giuseppe come un «ragazzo umile» dedito a piccoli lavoretti in campagna. Il suo ricordo è passato tra le parole di sua cugina: «Sto pensando al dolore incolmabile di tuo padre, tua madre, tua sorella: sembra che una parte del cuore venga meno. Ci mancherai, con te va via una parte della nostra vita, della nostra infanzia. E come dicevi tu “non bisogna incaponirsi sulle cose”, sull’amore: tu sei sempre andato oltre e ora sei libero». All’uscita gli amici hanno suonato i clacson dei loro scooter, a ricordo di quella passione di Giuseppe per le due ruote, che continuerà sulle nuvole.