DI DAMIANO MAGGIO, SOCIOLOGO
Negli ultimi mesi, il Comune di Bitonto ha registrato un allarmante aumento dei casi di delinquenza, mettendo in allerta le autorità locali e la comunità nel suo complesso.
Questa tendenza preoccupante ha sollevato non pochi interrogativi sulla sicurezza pubblica. Sono tornate a sfrecciare liberamente bici elettriche e monopattini, spesso a gruppi ed in controsenso, mettendo in pericolo pedoni e automobilisti. Per le strade non è difficile incrociare auto imbottite da ragazzi urlanti (ma perché urlano?) o in alternativa con la musica a palla. Ma vogliamo parlare dei biglietti gratta e vinci disseminati per strada? O delle “piccole” risse che avvengono in pieno centro?
Questo scenario da caos urbano, riflette una realtà preoccupante: un sempre più crescente disordine di sicuro alimentato da una gestione amministrativa, non saprei dire quanto adeguata ma sicuramente inefficace.
Quello del “Disordine Urbano” è un fenomeno sottovalutato, che contribuisce al senso di insicurezza tra i cittadini. A differenza della criminalità, il disordine urbano non è oggetto di un sistema nazionale di rilevazione e manca una codifica univoca.
Nelle grandi città, ad esempio, la Polizia locale, le aziende municipalizzate e i settori dell’amministrazione comunale raccolgono informazioni su fenomeni come auto in doppia fila davanti ad alcuni esercizi commerciali, auto abbandonate, rifiuti e aree urbane sporche, e tanto altro. Così, per fare degli esempi.
Casi, questi, abbastanza comuni ed arcinoti a Bitonto, eppure non ci risultano notizie sul fatto che questa amministrazione abbia implementato un sistema efficace per monitorare e affrontare siffatti problemi.
L’assenza di un controllo efficace sul disordine urbano riflette non una mancanza di impegno, ci mancherebbe, ma di coordinamento da parte dell’amministrazione comunale.
La gestione disordinata e frammentata delle segnalazioni dei cittadini lascia la città vulnerabile, alimentando un clima di degrado che può facilitare l’emergere di comportamenti criminali.
È sotto gli occhi di tutti che le strade della città sono spesso lasciate senza una supervisione adeguata, permettendo a comportamenti pericolosi e antisociali di prosperare.
Di conseguenza, lo dicono gli esperti, tutto ciò pone le basi ad un contesto in cui la criminalità può facilmente radicarsi.
La teoria della disorganizzazione sociale, ad esempio, suggerisce che un ambiente sociale disorganizzato e con risorse limitate può favorire comportamenti devianti (specie tra i giovani, ma non solo).
Allo stesso modo, la teoria del conflitto sociale mette in luce le disuguaglianze economiche e sociali come fattori che possono acutizzare i problemi già esistenti.
Intervenire su questi due fattori sarebbe non solo auspicabile ed utile, ma dannatamente urgente.