Vi è mai capitato di riguardare una foto dello scorso anno ed essere sconvolti dall’assenza delle mascherine, o dalla vicinanza tra voi e i vostri amici?
E’ esattamente quello che è successo a noi quando, il 16 novembre 2020, una notifica Instagram ci ha ricordato che esattamente un anno prima eravamo in partenza per l’esperienza che porteremo sempre nel cuore.
Un viaggio di ventuno giorni nella capitale britannica, completamente spesato, non è un’opportunità che ti si presenta spesso. E invece, a quindici di noi, studenti di terzo anno del Liceo Classico e Linguistico “Carmine Sylos”, grazie al Pon “ApulianAppeal” Londra di potenziamento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, la Camera di Commercio britannica ha offerto la possibilità di effettuare le 90 ore di alternanza scuola-lavoro (che tutti i ragazzi delle superiori devono svolgere) a Londra.
Era un viaggio ambito da tutti, anche se purtroppo molti sono stati bloccati dall’inizio: requisito fondamentale era infatti aver già compiuto 16 anni alla partenza in conformità alla normativa lavoristica vigente in UK.
Tra quelli che rispondevano a questo primo criterio, sono in molti quelli che si sono impegnati a raggiungere l’altro prerequisito necessario: era indispensabile infatti avere almeno il livello di certificazione B1 di Inglese.
Ricevute le domande, il nostro liceo ha dovuto effettuare una cernita tra gli studenti richiedenti, creando una graduatoria basata sulle medie scolastiche dell’anno precedente.
Completato il corso sulla sicurezza sul lavoro, preparati i bagagli, documenti in mano, accompagnati dalle professoresse Orsola Fusaro e Filomena Garofalo, ci siamo ritrovati su un volo diretto a Londra, senza sapere ancora quanto quell’esperienza sarebbe stata importante.
Accolti dal freddo gelido della città, alle ore 02:00 di notte ci siamo sistemati subito nelle nostre stanze. La nostra avventura sarebbe iniziata il giorno seguente.
Dopo l’incontro di accoglienza con l’esperta responsabile della nostra esperienza lavorativa, Priscilla Gatto, divisi in gruppi di due o tre persone, ci siamo diretti verso i rispettivi luoghi di lavoro. Ad ogni gruppo era stato assegnato un charity shop (negozio che vende principalmente capi d’abbigliamento di seconda mano, i cui profitti vanno in beneficenza) dove abbiamo svolto i lavori più disparati: selezione dei capi vendibili, organizzazione del negozio, servizio cassa, stiratura e prezzatura dei prodotti, accoglienza e aiuto ai clienti.
Ogni negozio aveva orari diversi, ma in generale tutti lavoravamo per circa sei ore al giorno, tempistiche del viaggio escluse.
Dovevamo essere sul posto di lavoro tra le dieci e le dieci e mezza del mattino, per aprire il negozio con il nostro manager e iniziare le mansioni assegnateci. Pausa pranzo di un’ora e si ricominciava a lavorare fino alle sedici.
Col senno di poi, possiamo dire che quest’esperienza lavorativa ci ha responsabilizzato, ci ha reso più indipendenti, ci ha avvicinato per la prima volta al mondo del lavoro, per farci capire quanto anche la mansione che sembra più facile è estremamente complessa.
Finito il lavoro, ci incontravamo tutti in struttura per poi recarci ad esplorare la città.
I giorni passavano.. e noi ci addentravamo nei musei – National Gallery, British Museum, Tate Modern, Madame Tussaud’s, Natural History Museum e Science Museum-, nei parchi -Green Park ed Hyde Park-, nelle piazze -Trafalgar Square e Picadilly Circus- e nei monumenti simbolo di Londra-Tower of London, Tower Bridge, Buckingham Palace. Ogni giornata è stata unica e indimenticabile con varie attrazioni: un giro sulla famosissima London Eye, una serata passata nel parco giochi “Winter Wonderland”, una passeggiata tra gli splendidi mercatini di Covent Garden o una crociera sul Tamigi.
Nel weekend poi, ci avventuravamo fuori Londra per conoscere anche le città limitrofe: abbiamo passato una giornata ad Oxford tra le sue università, una a Brighton sul suo pittoresco molo e una a Greenwhich tra i mercatini di Natale.
Il tempo libero non ci mancava: suggestive le passeggiate tra Carnaby Street, Oxford Street e Regent Street.
Tra un panino rubato dai gabbiani e un ballo condiviso con degli elfi appena fuori Hamleys, famosissimo negozio di giocattoli, i ventuno giorni sono volati, lasciandoci alla fine l’inevitabile malinconia per un’esperienza che si conclude e per quattordici nuovi amici a testa da cui separarsi.
Nessuno di noi avrebbe mai immaginato che ad un anno di distanza, ci saremmo ritrovati in una situazione così tanto diversa. Guardando le foto scattate in quei giorni, soffermandoci sui nostri volti sorridenti e appagati, siamo sempre più straniti da quei sorrisi non ancora nascosti da una mascherina.
Passare dalla libertà dell’immensa Londra alla ridotta e forzata realtà delle nostre camere in così poco tempo è stato a dir poco tragico. Quegli abbracci che caratterizzavano le nostre giornate ci sono stati vietati. Cosa non daremmo per poter fare un’ultima foto di gruppo davanti all’ennesimo monumento senza doverci preoccupare del distanziamento o delle mascherine!
La situazione che stiamo attraversando ci sta aiutando ad apprezzare ancora più di prima ciò che abbiamo vissuto e a dare molto più valore a cose che ritenevamo scontate, come una semplice foto tra amici, un viaggio organizzato dalla scuola. Ci auguriamo di poter tornare presto a parlare di quali vestiti mettere nella valigia alla partenza e dei ricordi con cui l’abbiamo riempita al ritorno.
Sara Antuofermo, Chloe Bavaro, Silvia Intini, Eleonora Mossa IV C Liceo classico indirizzo Cambridge