Ancora un prestigioso riconoscimento per il professor Francesco Stellacci, scienziato bitontino ex ricercatore del MIT, ora professore dell’EPFL, Scuola Politecnica Federale di Losanna, dove guida il Supramolecular Nanomaterials and Interfaces Laboratory. Il nostro eccelso concittadino non poteva non essere premiato come eccellenza italica in terra elvetica, durante la serata dedicata alla celebrazione del Made in Italy attraverso due eventi targati Camera di Commercio Italiana per la Svizzera e ambasciata d’Italia a Berna.
Economia, moda, design, cultura, scienza. C’erano tutti gli ingredienti principali del Made in Italy al Centro Westside di Berna. L’occasione era duplice: in prima battuta l’inaugurazione della grande mostra dedicata ai protagonisti dello stile italiano degli ultimi decenni, successivamente il Gala per la consegna del premio “I Numeri UNO” 2022. Premio giunto alla sua terza edizione, che celebra lo stretto legame tra Italia e Svizzera ed è rivolto a chi incarna i valori che rendono grandi le due nazioni. Dieci i premiati. Donne e uomini che, in ambiti diversi, seguendo traiettorie professionali differenti, si sono distinti proiettando un’immagine di positiva italianità al di fuori dei confini nazionali. Storie di straordinaria quotidianità. Espressione di quelle che siamo soliti definire storie di successo.
«Io sogno di lasciare il mondo meglio di come l’ho trovato, sfruttando i miei talenti affinché ciò avvenga – ha raccontato Stellacci –. È un sogno che ho fin da bambino, quando nei cartoni animati, vedevo i supereroi che salvavano la Terra. Anche io volevo farlo, senza essere necessariamente un supereroe. Quando ho visto il padre di Goldrake, mi sono detto: “Io voglio essere come lui”. Quel personaggio con le sue conoscenze, con la sua intelligenza, aiutava gli eroi a salvare il pianeta. Era un “allenatore” di quelli che salvano il mondo. Che è quello che faccio io, perché essere scienziato è come essere un pittore delle botteghe rinascimentali in cui si insegnava ai pittori della generazione successiva. Io quello sono, perché io sono uno che sta in bottega ogni giorno, con i suoi studenti verso cui ho un dovere: quello di farli crescere ogni giorno».
La scienza paragonata ad uno sport di squadra, secondo lo scienziato bitontino: «Se oggi viviamo mediamente 20 anni di più rispetto a cento anni fa è grazie alla scienza. Quando si fa ricerca si è come in una squadra. Non interessa chi è difensore, chi è attaccante, chi segna. Alla fine, l’azione l’hanno fatta tutti. Io sono uno della squadra. Non contaq chi ha fatto cosa. Quel che conta è che se oggi andiamo in ospedale per farci una risonanza magnetica, possiamo scoprire un cancro in tempo per curarlo».
Durante la premiazione è stato chiaramente sottolineato il valore della collaborazione, dell’amicizia, di impegno e dedizione.
«Fare scienza vuol dire dialogare – secondo il concittadino –. Significa dire costantemente, agli scienziati venuti prima, che non avevano ragione. Quando Einstein disse che spazio e tempo sono correlati, distrusse tutto quello che migliaia di scienziati avevano detto prima. Ma non è che Einstein pensava che Newton fosse un cretino. È nella nostra natura di scienziati il costante dialogo».
Un dialogo, per Stellacci, spesso portato in televisione infruttuosamente: «La gente non lo capisce, perché da te vuole risposte e noi le risposte non sempre le abbiamo».
L’evento “Una sera in Italia” è stato quindi l’occasione, per un selezionato pubblico, di vivere immersi nell’atmosfera italiana, in territorio elvetico. La magistrale interpretazione delle evoluzioni socioeconomiche del Bel Paese rese “abito” dagli stilisti italiani è stata condensata nell’esposizione “60 anni di Made in Italy”, che ha mostrato le tendenze e gli stili che hanno caratterizzato gli ultimi anni di storia della moda italiana. Un excursus tra il bello e ben fatto italiano che, dal 14 marzo, anche il grande pubblico può visitare.