Da Mariotto alla panchina della Turchia, in pochi anni o nel breve lungo giro d’un sogno meraviglioso. Gaetano Daniele Salierno, occhi scintillanti perspicacia e carnagione color oliva, era l’altra sera accanto al commissario tecnico della Turchia, Vincenzo Montella, in qualità di «tercuman» (cioè interprete) nell’amichevole contro gli azzurri. Il 32enne poliglotta e cittadino del mondo ha radici nella ridente frazione di Bitonto: «In realtà, sono nato a Milano, mio padre è pugliese, di Mariotto per la precisione. Dopo i primi sei anni in Lombardia, siamo scesi dalla famiglia di papà e siamo rimasti per sette anni. Alla fine della scuola media, mi sono trasferito in Turchia con mia madre e e da quel momento è iniziato tutto un percorso diverso, un cambio di vita enorme. Le superiori le ho frequentate ad Istanbul in una scuola italiana: parlando ambedue le lingue, mamma voleva che le sapessi con buona padronanza, e così ho iniziato a fare delle traduzioni da un idioma all’altro». Sì, ma il calcio? «Lì, ci sono arrivato grazie a Dio, come capita a chi raccomandato non è. In quel periodo, era andato via dal Galatasaray mister Mancini e si vociferava di un probabile arrivo di Prandelli. Così, gli amici, conoscendo la mia natura bilingue, mi suggerirono di inviare il curriculum alla società. Individuai su internet l’indirizzo e mail di un dirigente e scrissi. Il giorno dopo, per la mia grande sorpresa, mi hanno chiamato e mi hanno sottoposto ad un colloquio allo stadio. Dopodiché, siamo andati nella sede del club e mi ha esaminato il direttore sportivo Cenk Ergün, il preparatore dei portieri era Claudio Taffarel. Insomma, non ha idea di quanto grande fosse la mia emozione, catapultato com’ero nel club più importante della Turchia per storia e ambizioni. Nel frattempo, avevo “allenato” pure il mio inglese. Il dì seguente, mi comunicarono l’assunzione. Credo che sia stato premiato il mio coraggio, oltre alla mia abilità nelle traduzioni simultanee fra le diverse espressioni linguistiche e, soprattutto, all’aiuto della mano divina». Il mariottan-meneghino prosegue l’emozionante racconto: «Insomma, all’improvviso, mi ritrovai con tanta soggezione fra i più grandi calciatori turchi, ma pure Felipe Melo e Muslera. Ho imparato a guardarli negli occhi e a non avere paura. Quell’anno fu esaltante perché il Gala vinse Super Lig, coppa e supercoppa, per la gioia di mia madre, prima tifosa giallorossa. In seguito, sono passato ad una società ricca della serie B di quel paese al Denizlispor; ho raggiunto Prandelli a Genova, sponda rossoblu, sono tornato in Turchia. All’Adana Demirspor sono andato addirittura all’aeroporto ad accogliere Vincenzo Montella, un tecnico solare ed empatico, che trasmette tanta energia. Con lui ci siamo qualificati per la Conference League per la prima volta, ed ho continuato a collaborare pure quando è arrivato Kluivert». Il destino di Salierno è luminoso e non può che divenire ancor più esaltante, in vista dei prossimi impegni: «E dire che stavo per lasciare il mondo del pallone, quando l’allenatore di Pomigliano d’Arco ha voluto categoricamente proprio me accanto a lui nel momento in cui è stato chiamato a rivestire il ruolo di commissario tecnico della nazionale. È sempre un piacere lavorare con lui e con il suo staff tecnico, persone serie, di eccelsa qualità. L’allenatore in seconda è Daniele Russo che praticamente respira calcio. Poi c’è il preparatore atletico, il professor Pierpaolo Paolino, un professionista immenso. E Massimo Crivellaro, uno dei match analyst più forti del mondo. Così, abbiamo creato un gruppo affiatato, disputando un girone di qualificazione agli Europei da record, battendo perfino la Croazia a domicilio».