C’è
anche Nicola Pice tra i 6 condannati dalla Corte dei conti al
risarcimento di oltre 100 mila euro (più gli interessi) al consorzio Asi per un licenziamento illegittimo risalente al 2007.
Oltre
all’ex primo cittadino bitontino, all’epoca dei fatti componente del
Consiglio di amministrazione dell’ente, sono stati condannati gli
altri ex membri del Cda, Paolo Bevilacqua e Giuseppe Rana, l’allora
commissario Asi Raffaele Matera, Michele Emiliano, che sette anni
fa ne era il presidente, e Girolamo Pugliese, già direttore generale.
La
vicenda. La
vicenda – ricostruita nella sentenza di condanna depositata il 23 dicembre e raccontata ieri dall’edizione barese di Repubblica – inizia però ben prima che i soggetti in questione entrassero nel
consorzio dell’Area sviluppo industriale, perché «trae
origine da un contenzioso insorto tra il suddetto Consorzio e
l’A.T.I. s.r.l. Edilizia Integrale (poi Edil Project) e Valsie, in
relazione all’appalto di lavori afferenti alla costruzione di un
nucleo di rustici industriali e servizi nella zona di Modugno», per i quali «l’ingegnere
Giuseppe Spadavecchia aveva svolto il doppio ruolo di direttore dei
lavori e responsabile unico del procedimento». Cosa
che crea un certo malumore, tant’è – prosegue ancora la sentenza –
che «aveva
dato luogo ad un lodo arbitrale di condanna della stazione
appaltante, a seguito del quale il commissario pro tempore del
Consorzio A.S.I., con lettera del 09.03.2007» comunicava
a Spadavecchia prima
il preavviso, e poi il susseguente «recesso
dal rapporto di lavoro».
È
il 1 aprile 2007, ma l’ingegnere non ci sta e presenta ricorso contro
questa scelta, e il giudice del lavoro, a luglio, ordina il suo
reintegro.
Sempre
ad aprile, però, cambiano i vertici dell’ente, e arrivano Emiliano
con Bevilacqua, Pice e Rana. I quali, però, dapprima sembrano
volerlo reinserire, poi però «adducendo
– scrive
la Corte –“una rivisitazione dell’ organico consortile, con particolare
riguardo alle figure apicali”, hanno deliberato di estinguere il
rapporto di lavoro con l’ing. Giuseppe Spadavecchia».
Che
puntualmente impugna il provvedimento, vincendo anche questa volta,
con il giudice che parla di «licenziamento
certamente pretestuoso e strumentale e poi non di figura apicale
dell’organizzazione».
Nel
2010, inoltre, il giudice del lavoro sancisce anche che Spadavecchia ha
diritto «ai
connessi diritti patrimoniali, pari a cinque mensilità della
retribuzione e alla somma di € 20.000,00, a titolo di risarcimento
del correlato danno, oltre alla condanna alle spese giudiziali di €
2.000,00, donde la conseguente liquidazione, con deliberazione del
suddetto consiglio di amministrazione cui
si devono sommare, non soltanto l’altro importo di € 8.719,16,
liquidato in favore dei difensori del consorzio in tale controversia,
ma pure le ulteriori somme corrisposte in ragione di 56.336,31 per
retribuzioni non percepite, benché spettantigli, a tempo debito,
ovverosia durante i periodi di assenza forzata dal lavoro, per
effetto dei due licenziamenti».
La
decisione della Corte. Per
tutte queste ragioni, allora, la Corte dei conti pugliese (Sezione
giurisdizionale, relatore Antongiulio Martina) ha deciso di
condannare al risarcimento di 42 mila euro l’ex commissario dell’Asi
Raffaele Matera, “responsabile” del primo licenziamento
illegittimo di Spadavecchia, e a quello di 61 mila euro (più
interessi) Pice, Emiliano, Rana e Bevilacqua, “colpevoli” del
secondo licenziamento. Tutti i condannati, secondo i magistrati,
perché avrebbero creato «un
ingiusto danno” all’ente. Condannato a un risarcimento di 2 mila euro anche l’ex direttore generale Girolamo Pugliese.